Banche contro Basilea II

 Le banche si ribellano a Basilea II. L’accordo che richiede alle istituzioni un patrimonio “risk based” sembra preoccupare molto le banche europee. 

Basilea II sancisce infatti che i requisiti patrimoniali delle banche devono essere commisurati all’effettivo ammontare di rischio assunto dalle stesse. I requisiti patrimoniali minimi che le banche sono tenute a rispettare costituiscono il Primo pilastro dell’accordo di Basilea. 

Secondo alcuni analisti questi nuovi parametri avrebbe degli effetti di riduzione sul valore azionario delle banche. Alcuni sostengono si tratti di una proposta draconiana e potenzialmente devastante, in quanto alle regole standard sarebbe state aggiunte anche delle nuove regole richieste dai regulator locali.

Le nuove disposizione del Comitato di Basilea mirano a consolidare il capitale bancario alla luce della crisi, ritardando al 2012 l’entrata in vigore definitiva.

Nel frattempo, le banche vivranno una fase di transizione (il cosiddetto grandfathering), in cui vecchie e nuove regole potranno convivere ed essere applicate. Il regolamento finale prevede infatti un innalzamento dei coefficienti patrimoniali minimi richiesti alle banche.

Ma alcune istituzioni sembrano nutrire alcuni timori. E’ il caso ad esempio di ABI, che stima come conseguenza una rettifiche sui crediti del settore bancario per fine anno di 18 miliardi. L’Associazione Bancaria Italiana è preoccupata per i conti 2010, alla luce del suo rapporto mensile: ottobre 2009 le sofferenze bancarie lorde hanno segnato +30,7% su ase annua (56,6 miliardi di euro). Così come Bankitalia. 

Intanto anche Pechino scende nell’arena. La People’s Bank of CHina ha aumentato le riserve obbligatorie delle banche. E’ la prima volta dal giugno 2008. L’intento sembra chiaro. La Banca centrale vuole chiudere rapidamente il periodo di denaro facile per evitare qualsiasi bolla speculativa. 

 

 

 

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