Il mastino Draghi non molla

di A. G.

Il primo check-up è per il prossimo marzo. Per allora il Financial Stability Board presieduto da Mario Draghi presenterà un rapporto sul modo in cui sono state recepite le nuove regole per le retribuzioni dei manager della finanza.
L’occasione nella quale il governatore di Banca d’Italia si guadagnerà sul campo a pieno titolo i galloni di “personaggio del 2010” (il check-up sarà completato entro l’anno) sarà centrale per capire se e come le misure per regolare i superbonus di banchieri e trader, i cui principi sono stati già approvati dall’ultimo G20 di Pittsburgh, sono state effettivamente attuate. Il tutto per assicurarsi che ci sia una “execution” coerente tra i diversi paesi.
Del resto sugli eccessi dei superbonus, nei confronti dei quali Francia e Germania hanno introdotto misure severe e la Gran Bretagna addirittura una supertassa, Draghi ha idee molto chiare: “Non è solo una questione di esagerare il livello di questi bonus – ha detto – ma anche il fatto che queste retribuzioni erano fuori linea rispetto ai rischi che la banca assumeva”. Insomma: i bonus dovranno essere parametrati ai rischi.
Prima di marzo, Draghi sarà ospite tra il 12 e il 13 febbraio a Napoli, all’annuale convegno di Aiaf e Assiom Atic Forex, ed è facile immaginare che in quell’occasione il governatore tornerà a battere sul tasto dell’importanza delle regole per chi opera nel mondo della finanza, con il suo stile di sempre: pacato ma chiaro. Uno stile che gli ha cucito addosso il soprannome-aggettivo: “l’atermico”. A quattro anni dal suo insediamento quale successore di Antonio Fazio sullo scranno più alto della banca centrale, nomina voluta dal governo Berlusconi e propugnata in modo speciale da Gianni Letta, Draghi affronta l’ultimo biennio del suo primo mandato, perché la riforma governativa ha introdotto l’incarico “a tempo” per il governatore di 6 anni, ma rieleggibile solo una seconda volta.
Dopo il trasferimento dei poteri di politica monetaria dalle banche centrali nazionali alla Bce, avviato sotto Fazio con la nascita dell’euro, Draghi ha saputo ritagliarsi un ruolo sempre più centrale sullo scacchiere dei grandi “regulator” internazionali presiedendo quel Financial Stability Forum che è diventato “Board” con il G20 di Londra dello scorso anno e che, lavorando in stretto contatto con il Fondo Monetario Internazionale, ha rappresentato il laboratorio delle soluzioni condivise da vari paesi per uscire dalla grave crisi finanziaria. Il quadro della “ri-regulation” di anni di finanza facile, culminati nel crack di Lehman Brothers, è stato condotto da Draghi e dal gruppo del Fsb sorto nell’ambito della Banca dei Regolamenti Internazionali (Bri), la stessa dove ha sede il Comitato di Basilea che proprio recentemente ha introdotto criteri più stringenti (anche se realizzabili dal 2012) per migliorare la patrimonializzazione delle banche. Perché la diagnosi del male che ha causato la crisi è paradossalmente semplice: troppo debito e troppi rischi a fronte di troppo poco capitale. “I mercati – ha detto il governatore proprio a Basilea alla sede Bri lo scorso weekend – restano fragili”.
Ecco perché qualcuno, anche in Italia, ha cominciato ad immaginare un futuro diverso per Draghi. Il sessantaduenne banchiere centrale, allievo di Federico Caffè e che ha studiato al Mit con Franco Modigliani e Robert Solow, per dieci anni direttore generale del tesoro riconfermato da ben dieci governi, autore del famoso Testo Unico della Finanza; questa volta potrebbe ambire ad un incarico prestigioso.
Nel 2011, infatti, scadrà il mandato di Jean-Claude Trichet alla Bce e il governatore di Bankitalia, con la sua profonda conoscenza dei mercati e delle regole, con l’esperienza maturata anche nel banking privato alla Goldman Sachs (dal 2002 al 2005) potrebbe essere l’uomo giusto per sostituire il banchiere centrale francese: i “rumor” riferiscono che per il suo posto il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, che vede l’”atermico” col fumo negli occhi, ha pronti due candidati di prestigio, come Vittorio Grilli, direttore generale del Mef e Lorenzo Bini-Smaghi, aristocratico fiorentino e membro del board dell’Eurotower.
Resta però difficile immaginare che l’Italia, quando e se proporrà il nome di Draghi con sufficiente convinzione e consenso internazionale (il recente caso D’Alema docet), possa sperare di ottenere una poltrona così ambita, specialmente perché la Germania ha intenzione di candidare all’Eurotower il suo banchiere centrale, Axel Weber.
Così “l’atermico” potrebbe facilmente ottenere un secondo mandato in Via Nazionale.
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