Ma quanto vale un promotore finanziario?

Partita dalla vicenda dei 50 PF di Mediolanum sospettati di elusione finanziaria e rilanciata dai rumors in merito alla prossima quotazione in borsa di Banca Fideuram, la discussione che sta animando la comunità degli utenti di Bluerating.com mira ormai dritta al nocciolo del problema. Parlando di come spesso non ci si intenda tra banche e reti, molti PF e consulenti giungono a chiedersi quanto valga un promotore finanziario rispetto all’attuale scenario di mercato.

“Alle banche l’autonomia dei Promotori non è mai piaciuta” ricorda uno di loro. “Un libero professionista difficilmente risponde in piccola parte percentuale dei bisogni del mandatario. In Italia i “big2 degli sportelli fanno solo distribuzione e collocamento, non tenendo conto (se non in rarissimi casi) delle esigenze della clientela”. “Ho toccato con mano entrambe le realtà, dipendente (responsabile di filiale e formatore) e Promotore” aggiunge il nostro utente che conclude: “Sia benedetta la MIFID: sembrava una scocciatura invece è la salvezza per il cliente” ed invita le autorità di controllo a chiedersi: “su un campione di 1000 clienti di PF e 1000 clienti di sportelli bancari” chi avrà “rispettato la MIFID e le reali esigenze della clientela”? C’è poi chi propone: “Al di là della “storica” incomprensione di fondo tra bancari e promotori o consulenti, ma quanto vale secondo voi un PF per una struttura bancaria? E per il mercato? Non parlo solo di percentuali in rapporto agli Aum, ma di importanza di questa risorsa rispetto che so ad un manager aziendale”.

Parlare di valore del PF e delle sue capacità di tener conto delle esigenze reali della clientela, rispetto alle direttive di ciascuna capogruppo rischia però di risollevare qualche polemica a distanza: “Credetemi ho lavorato in Mediolanum parecchi anni fa ed è un bluff. Si guadagna solo se “azzaccagni” i clienti di commissioni” commenta un nostro utente secondo cui “Se muore Doris Mediolanum finirà”. Chissà che ne penserà allora delle indiscrezioni che vorrebbero il ventunenne Luigi Berlusconi come prossimo vicepresidente a fianco dello stesso Ennio Doris, in quella che potrebbe essere una mossa preparatoria di una successione a venire. “ 

Ma non è solo il “modello Mediolanum” a scaldare gli animi: anche su Banca Primavera continuano a esprimersi pareri contrastanti e così a chi la considerava “un progetto serio di fare banca, dove il cliente decideva cosa sottoscrivere, e non i manager della banca!” risponde un collega secondo cui un “grande progetto…peccato che perdesse decine di milioni di euro l’anno” e provocatoriamente si chiede: “Avreste voluto essere azionisti?” Forse non i singoli PF, ma di certo nel 2003, come ricorda un altro intervento, qualcuno pensò che valesse la pena esserlo. 

Quel “qualcuno” era la neo costituita Banca Generali, che rilevò la rete all’epoca forte di circa 1.500 Promotori da Banca Intesa, per poi continuare a svolgere la funzione di polo aggregante. Segno che forse qualcuno in Italia ancora ritiene che i PF un loro valore specifico ce l’abbiano ancora, eccome. 

E voi come la pensate? I PF in Italia hanno ancora un valore e se sì come è possibile identificarlo e, semmai, farlo percepire al top management delle controllanti, banche o assicurazioni che siano? O ha ragione chi pensa che l’unica strada percorribile sia quella di una struttura autonoma, “stile Azimut” per intenderci? 

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