Pf, la consulenza spaventa ancora

Gli utenti della comunità online di Bluerating.com non hanno dubbi: “le strutture manageriali dette a piramide hanno avuto una funzione importantissima per lo sviluppo del risparmio gestito negli anni ’80 e ’90 perché facilitavano il reclutamento e la crescita del numero di PF. Ma non hanno nessun senso in un mondo che è in contrazione ormai da anni” spiega un nostro lettore. Il sistema è insomma da rivedere, anche perché si presta facilmente ad abusi.

 

Ma se criticare è facile, più difficile sembra immaginare un modello sostitutivo: “qualcuno l’avrà anche messo in piedi questo sistema ed è molto semplice criticare chi è sopra di noi senza analizzare i nostri limiti”, obietta “con cognizione di causa facendo parte del gioco” un promotore che sul suo ruolo precisa: “non da generale ma da soldato semplice”. 

 

La consulenza come unica alternativa spaventa ancora: “Cosa devo dire ai clienti, che fino ad ora li ho fregati? Questo è il ritornello”, spiega un altro professionista che nota come ci siano “resistenze e paure anche da parte dei PF verso la consulenza”. Consulenza che però continua a piacere ai vertici delle mandanti, come dimostra l’acquisizione appena annunciata del 100% di Apogeo Consulting (l’ex Cattolica Investimenti Sim) da parte del gruppo Azimut per 3,2 milioni di euro circa.

 

Per far decollare la consulenza, appare chiaro che la trasparenza dovrà imporsi come pietra angolare dei rapporti tra mandanti e PF oltre che tra PF e clienti. Suggerisce un promotore: “che il nostro reddito sia trasparente, a fronte di un servizio professionale ed efficiente che fino ad ora era inesistente sul mercato”, mentre un altro aggiunge: “i PF (tutti) devono cominciare a guadagnare anche su quanto sono bravi a fare il loro lavoro, quanto sanno fare per tutelare e gestire il risparmio ed accompagnare le scelte dei risparmiatori e non solo in base alla raccolta ed alle commissioni che fanno pagare ai clienti! Il futuro della nostra professione è questo, non si può far finta di nulla. Spero che i grandi capi di tutte le reti se ne rendano conto”.

 

I “grandi capi” delle reti sono insomma tirati di nuovo in ballo dalla base. Ma davvero c’è questo forte scollamento tra il top management di una società e chi tutti i giorni deve dialogare col cliente finale? Qualcuno tra i nostri lettori si sfoga: “è arrivato il momento di dire basta a questi parassiti che remano contro l’interesse del cliente e che tentano di dimostrarti contro ogni evidenza che certi prodotti  “di casa” sono più buoni degli altri!” Ma non sono solo i “cattivi consiglieri” a rovinare il mercato: “A casa anche i gestori inutili e costosi, teniamo solo i più bravi” conclude il professionista. Un suggerimento che vale oro o solo uno sfogo? Dite la vostra opinione al riguardo, indirizzando i vostri commenti qui


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