Consulenti – Il portafoglio ideale

Premessa doverosa: il titolo è volutamente provocatorio, in quanto tutti noi abbiamo sperimentato con alterne fortune la volatilità, e in alcuni casi l’irrazionalità, dei mercati e la conseguente impossibilità nel fare previsioni “consistenti” nel medio – lungo periodo (con buona pace di guru e analisti vari…)
Tuttavia l’obiettivo di questo mio intervento è quello di fornirvi qualche spunto di riflessione su un tema che è sicuramente tra i più dibattuti sia a livello di singolo investitore sia a livello istituzionale.
Partiamo, e siccome siete lettori intelligenti evito di sottolineare che non esiste un asset per tutti, e che ogni processo di asset allocation dovrebbe basarsi sul profilo di rischio, orizzonte temporale e obiettivi del singolo cliente. Bene, lo sappiamo tutti. O forse non proprio tutti… ma questo è un altro tema e magari lo approfondiremo un’altra volta. (Sicuramente ne sono al corrente tutti quelli che scrivono su questo blog e che hanno fatto dell’indipendenza un valore da offrire ai propri clienti.)
Ma andiamo al dunque. Secondo una letteratura ormai diffusa, le principali variabili che influenzano il rendimento di un portafoglio – orizzonte temporale 5 anni – sono:
-       Timing per il 20%
-       Stock picking per il 20%
-       Asset Allocation appunto per il 60%. Percentuale che sale al 80-90% se allunghiamo l’orizzonte temporale a 10 anni.
Ok abbiamo capito che l’Asset allocation è fondamentale. A questo punto la domanda da un milione di dollari: qual è l’asset allocation ideale per i prossimi 5 anni?  Ovviamente l’argomento è troppo vasto per essere trattato esaurientemente in un solo articolo. Mi limito a riportare di seguito quelli che, secondo me, dovrebbero essere i  temi chiave e i driver di scelta per la costituzione di un portafoglio equilibrato, profittevole e decorrelato con orizzonte temporale 5 anni:

-       Paesi Emergenti, da contorno a portata principale. Se il rendimento di un mercato azionario di un determinato paese dipende, in linea di massima, dall’andamento del suo PIL, allora, ça va sans dire, non ha senso continuare ad investire il 50-60% della componente azionaria su mercati maturi (US ed Europa in particolare) che difficilmente vedranno una crescita superiore a 2/3 punti percentuali in media all’anno (e forse sono stato anche troppo ottimista…) nei prossimi 5 anni. E’ chiaro che se vogliamo un rendimento interessante dobbiamo puntare più decisamente su paesi che ormai da più di 10 anni registrano tassi di crescita superiori al 10%. Non parlo solo di Cina e India, ma anche di Brasile, Sud Africa, e con pesi minori, anche di Messico, Paesi Baltici e qualche paese dell’area del Golfo. Chiaro, compro potenziale alto rendimento a discapito di maggior rischio e alta volatilità. Ma un buon cuoco deve saper amalgamare bene gli ingredienti…

-       Investire su temi chiave e globali. Personalmente preferisco investire più su un tema che ritengo vincente nel medio periodo rispetto all’allocazione geografica. Di fatti in un mercato ampiamente correlato e globalizzato, credo sia più profittevole individuare temi decorreltati, e conseguentemente settori da privilegiare, rispetto all’investimento diretto e generico su un singolo paese. E se qualcuno mi chiedesse quali sono gli hot topics nel medio periodo, non avrei dubbi:
o      Agricoltura e Materie Prime: è un fatto e non un’opinione. La crescita e il fabbisogno della popolazione mondiale (8,9 Mld nel 2030, stima ONU) è inversamente proporzionale alla disponibilità di materie prime e commodities. E quindi se la domanda cresce, il prezzo dell’offerta dovrà ovviamente salire conseguentemente…
o      Energie Rinnovabili: anche qui la strada è segnata. L’opinione pubblica e il consenso è unanime: non siamo più in grado di sostenere la crescita mondiale basata su petrolio e carbone. I continui aiuti e sovvenzioni statali lo dimostrano. La crescita e lo sviluppo di energie rinnovabili e alternative al petrolio sarà un must nei prossimi anni.
o      Health Care e Biotech: la popolazione nei paesi occidentali, ma anche nei paesi emergenti, sta invecchiando progressivamente e l’aspettativa di vita è in continua crescita. Chi ha 65 anni necessita di 4 volte più medicinali della media e gli ultrasessantenni raddoppieranno entro il 2050. C’è un crescente bisogno di terapie più efficaci e mirate. Malattie fatali si stanno trasformando sempre più in malattie curabili… E non dimentichiamo l’appeal del M&A futuro. Ancora per poco saranno due settori distinti. Di fatti già oggi il 60/70% delle società Biotech è posseduto o partecipato da società operanti nel settore Medico.
o      Infrastrutture Paesi Emergenti: uno dei miei temi preferiti. Vi riporto solo qualche numero: investimenti previsti per 40 triliardi di dollari nei prossimi 20 anni in tutto il mondo per nuove infrastrutture. Più della metà sarà destinata ai paesi emergenti, con l’Asia e la Cina che da sole assorbiranno ben il 35% di tutti i nuovi progetti. Immaginate  nuove aree urbanizzate che avranno bisogno praticamente di tutto ex-novo: energia elettrica, trasporti, acqua, fognature, ferrovie porti e aeroporti. In sintesi, le infrastrutture nei paesi emergenti costituiranno uno dei business più profittevoli dei prossimi anni. A dimostrazione di ciò, vi dico solo che l’indice sottostante un ETF (non armonizzato) che investe in infrastrutture di Paesi Emergenti nel 2009, e tutti sappiamo che anno è stato, è salito del 94%!

-       Componente Obbligazionaria… Fisso a lungo termine e Variabile  parte corta della curva: Componente fondamentale in tutti i portafogli degli Italiani (un po’ meno rilevante per gli investitori esteri…). Qui prevedo che in molti non saranno d’accordo. Tuttavia personalmente ritengo controproducente ed inefficiente re-investire ogni anno in BOT annuali  o al massimo in BTP triennali. Rendimenti scarsi e costi elevati di sostituzione. Preferisco la parte lunga per il tasso fisso. Rendimenti maggiori e in più non c’è bisogno di comprare ogni anno nuovi prodotti. E’ vero, andiamo incontro a tassi crescenti e la parte lunga sarà penalizzata. In questo caso l’orizzonte temporale d’investimento giocherà un ruolo importante. Inoltre per mitigare l’effetto, posso investire in strumenti indicizzati all’Euribor (non all’inflazione…) con duration 3-5 ani. Vista la ciclicità dell’economia e conseguentemente dei tassi, credo che sia verosimile aspettarsi una crescita dei tassi nei prossimi 3-5 anni. Non ne sarei così convinto invece dell’inflazione…anche se in parte i due fenomeni sono correlati.

-       Dollaro… non è solo una fiammata: Non potevo non concludere con una view sul dollaro. Personalmente credo che la fiammata del dollaro vs euro (e non solo…) non sia solo un movimento speculativo causato dagli Hedge Fund, come alcuni vanno dicendo da un po’ di tempo. Sono più propenso per un progressivo strutturale indebolimento dell’euro. Governi altamente indebitati, competitività ridotta rispetto al sistema americano, minore flessibilità e capacità della BCE rispetto alla FEd nel gestire le fasi recessive e avviare le necessarie azioni di rilancio dell’economia, sono solo alcune delle cause. In maniera provocatoria non mi meraviglierei di un rapporto dollaro/euro avviato verso la parità nel medio periodo.  E quindi un T-Bond (decennale americano), che attualmente rende il 3,6%, offrirebbe un buon rendimento e contestualmente la possibilità di avvantaggiarsi dell’apprezzamento della moneta americana. Non dimentichiamo infine, come il dollaro sia tornato ad essere il bene rifugio nei momenti di crisi, più dell’oro…
Concludo dicendo che fortunatamente l’industria finanziaria  ci ha messo a disposizione innumerevoli strumenti per poter investire sui temi illustrati. Tuttavia bisogna fare molta attenzione allo strumento scelto. Al di là dei costi, che variano di molto, non tutti i  prodotti riescono a riprodurre efficientemente le performance dei sottostanti. In sintesi non basta individuare il tema giusto, occorre fare estrema attenzione allo strumento con cui si prende posizione. Per curiosità fate un raffronto degli andamenti e performance degli indici: DBLiquid Commodity Index-Optimum Yield Agriculture Excess Return, RICI Agriculture e S-Net ITG Global Agri Business, dal 2004 al 2010, teoricamente hanno tutti in comune il tema dell’Agricoltura, eppure solo uno di essi ha avuto un rendimento vicino al 130%, nel periodo in esame, mentre gli altri due non superano il 20%…
Mi fermo qui, anche se per completezza, andrebbero fatti una serie di distinguo su ripartizione, pesi e percentuali, in base alle esigenze e propensione al rischio di ogni singolo investitore. Ma lo scopo dell’articolo non era fornire una asset allocation pronta da usare e che andasse bene per tutti, ma semplicemente condividere una visone sui temi e trend vincenti per i prossimi 5 anni.

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