Fideuram scalda i motori in vista dell’Opa, per i PF poco cambia

Si avvicina il momento del ritorno di Banca Fideuram in borsa e tornano a fiorire indiscrezioni e mezze conferme su quelli che saranno i contorni dell’operazione, il cui prospetto, come ha sostanzialmente confermato il direttore generale di Intesa Sanpaolo, Gaetano Miccichè, dovrebbe approdare nei prossimi giorni in Consob per un via libera che appare probabile possa giungere a ridosso della prossima estate. 

 

In ballo ci sono qualcosa come 1,7-1,8 miliardi di euro, se troveranno conferma le indiscrezioni che parlano del collocamento fino al 50%-60% del capitale della rete distributiva del gruppo Intesa Sanpaolo, a fronte di una valutazione sui 3 miliardi di euro.  Miliardi che rappresentano circa il 4,4% delle masse amministrate, quantificabile in circa 69 miliardi di euro (tra risparmio gestito e amministrato) che fanno di Banca Fideuram il leader di mercato in Italia con una quota complessiva (tra Banca Fideuram e Sanpaolo Invest) del 30% circa rispetto al totale censito da Assoreti. 

 

Fideuram si presenta all’appuntamento forte di circa 4.300 tra private banker e promotori finanziari (superata solo da Banca Mediolanum che a fine anno contava su circa 4.800 professionisti) e della seconda posizione nella classifica per dimensione dei portafogli medi per PF (18,3 milioni contro i circa 31 dei private banker di Banca Bsi Italia, che nel gruppo Banca Generali seguono la clientela più abbiente). Se è tanto o è poco lo deciderà il mercato, ma fin d’ora i promotori che seguono quotidianamente Bluerating appaiono scettici sul fatto che la quotazione, di per sé, sia sufficiente ad apportare un drastico cambiamento organizzativo e quindi generare valore per i PF.

 

Scrive un nostro lettore: “Sono un PF di una realtà quotata. Non succederà nulla e tanto meno nulla cambierà. Figuriamoci se verrà rivista la struttura piramidale e la figura dei manager”. Anche perché, aggiunge il professionista, “se così fosse si aprirebbe una breccia in un muro solidissimo in cui si infilerebbero tutte le realtà”. L’Ipo Fideuram, insomma, potrà rivelarsi un investimento più o meno interessante in termini di capital gain per i futuri azionisti, ma difficilmente porterà a innovazioni nella gestione della rete. 

 

Che a questo punto può semmai essere interessata a sapere quanto potrebbe ricavare dal collocamento del titolo (al retail italiano appare destinato un controvalore in titoli di circa 400 miloni di euro dei 750-900 che dovrebbero essere collocati in Italia) e come il guadagno verrà suddiviso tra i PF e i loro manager. E voi che ne pensate, davvero l’Ipo di Fideuram è solo una operazione di finanza straordinaria, o non indurrà comportamenti più trasparenti nei confronti dei PF e della clientela, favorendo quel rinnovamento di cui da più parti si sottolinea il bisogno? Commenti qui.

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