Risparmio gestito: quando ad arrabbiarsi sono i clienti, non ce n’è per nessuno

I movimenti in corso nel settore del risparmio gestito provocano qualche mal di pancia ai lettori di Bluerating, che prima si sfogano sui PF e sulle mandanti, poi ironizzano sul ritorno in pista di uno degli uomini che più di altri si è battuto per affermare un modello alternativo a quello delle Sgr e società distributrici direttamente controllate da banche e assicurazioni, Alberto Foà (che con altri tre gestori, Roberto Brasca, Giordano Martinelli e Giovanni Brambilla, ha appena rilevato il 90% si Sai Asset Management Sgr da Fondiaria-Sai).

 

Non ne hanno per nessuno gli utenti di Bluerating che prima lanciano una provocazione: “Ma perche un cliente deve farsi gestire il risparmio nei fondi o nelle Sicav, quando un portafoglio si può costruire da sè visto che da anni non esistono più i lotti minimi e chiunque può benissimo da sè costruirsi un portafoglio evitando le commissioni di gestioni, perche non dite la verità cari Promotori Finanziari?”. Occorrerebbe forse ricordare che la competenza nella gestione di un portafoglio di investimenti non si inventa dalla mattina alla sera e che in Italia la grande maggior parte dei clienti ancora stenta a capire la differenza tra polizze, fondi comuni e gestioni patrimoniali (sia sotto il profilo dei costi sia sotto quella dei rischi sottostanti e delle competenze richieste per ottenere risultati), ma tant’è.

 

Secondo altri utenti (o è la stessa mano? Purtroppo l’anonimato, legittimo, non aiuta a distinguere in questi casi la fonte del commento) con l’avvento di Etf e Etc “i fondi hanno perso la loro ragion d’essere” e questa è un’affermazione discutibile ma non del tutto priva di una logica visti i risultati deludenti ottenuti mediamente dai prodotti gestiti italiani, come testimoniano le analisi prodotte annualmente dall’ufficio studi di Mediobanca. 

 

Ma quando un fiume è in piena non guarda troppo a stare negli argini e spesso straborda: “La gestione attiva non batte mai storicamente la passiva” (e questa è un’affermazione semplicemente fasulla, ma tant’è). “La gallina dalle uova d’oro di banche ed assicurazioni è moribonda (i fondi). Sopravviverà un poco ancora grazie alla mancanza di cultura finanziaria della gente ed alla dabbenaggine di molti. Foa (senza accento) non fa eccezione”. Siamo insomma di fronte a un malumore sordo, da parte di clienti (o di qualche professionista deluso?) che la crisi finanziaria ha definitivamente convinto dell’inutilità di affidare i propri sudati risparmi ai professionisti italiani.

 

Un malessere “di pancia” che rischia di pesare su qualsiasi riforma del settore e di cui i promotori per primi sono più che consapevoli, sapendo pure che alla distanza la trasparenza e la professionalità continueranno a pagare evitando situazioni imbarazzanti quanto poco produttive. E voi come la pensate? Come sempre indirizzate qui i vostri commenti

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