Tutti d’accordo: banche e finanza, servono nuove regole. E per il risparmio gestito?

“Servono nuove regole”: è ormai il motto di tutti i maggiori esponenti delle differenti Authority chiamate a sorvegliare i mercati finanziarie a tutelare i diritti dei risparmiatori. Chiede nuove regole il Governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, che dalle colonne dell’Handelsblatt rilancia la necessità di elaborare una exit strategy europea e propone nuove e più severe regole per conservare la stabilità dell’area dell’euro. “Con l’euro abbiamo creato un porto sicuro di stabilità e dobbiamo fare di tutto per conservarlo”, spiega ai lettori del quotidiano tedesco il banchiere centrale italiano.

 

Prende la palla al balzo anche Jean-Claude Trichet, numero uno della Bce che avere Draghi come successore, se i tedeschi accetteranno l’idea di un altro “latino” al governo del credito europeo, per ricordare da Bruxelles come sia necessario “ricollegare la finanza all’economia reale”, arrivando ad “una riforma del sistema finanziario” che rafforzi la fiducia a lungo termine, visto che ora quella a breve termine “è stata ripristinata”. Per questo per Trichet sarà  necessario un nuovo quadro normativo “robusto” e una maggiore trasparenza, a partire dal mercato dei Credit default swap (Cds).

 

Invoca maggiori regole anche il presidente dell’Antistrut italiano, Antonio Catricalà, in questo caso prendendo le difese della clientela delle banche italiane e auspicando l’approvazione di una legge che stabilisca come il tetto massimo alle commissioni applicate debba essere lo stesso di chi ha ottenuto un affidamento, dato che “non è accettabile che, dopo l’abolizione della commissione di massimo scoperto, chi vada in rosso sul conto corrente in maniera occasionale e magari per un solo euro paghi molto di più di chi lo faccia in forma continuativa”.

 

In questo chiedere maggior rigore e trasparenza resta per ora ai margini dei discorsi ufficiali il settore del risparmio gestito, dove pure da tempo i risparmiatori chiedono più trasparenza e maggiori controlli contro un eccesso di rischi e di costi che neppure la Mifid sembra aver introdotto in concreto (a causa di un applicazione burocratica delle nuove disposizioni). Così mentre si assiste al ritorno sulla scena di personaggi di spicco di un passato recente come Alberto Foà o Fabio Arpe, cresce il numero di lettori che a chi si lamenta della scarsa o nulla competenza di Promotori e gestori italiani ribattono, come fa il Signor Galiardi: “comprare dei fondi non è un obbligo. Bisogna sapere e informarsi. Sono un prodotto da seguire e curare attentamente. Dai PF non si può ottenere niente oltre la sottoscrizione”.

 

Una conclusione forse severa ma sulla quale i professionisti del settore dovrebbero riflettere, perché è indice che sebbene, come scrive un altro nostro lettore, sia sempre meglio che “ognuno faccia il suo mestiere” e non si improvvisi a fare ciò che non si è col rischio di ottenere ben magri risultati, forse qualche qualche ulteriore investimento per migliorare la propria professionalità è opportuno. Anche perché la concorrenza dei consulenti finanziari indipendenti per ora è limitata, ma non è detto che in futuro non possa crescere, portando ad un calo di giro d’affari per quei professionisti che non sapranno adeguarsi alla nuove (e forse più regolamentata e trasparente) realtà del settore.

 

E voi che ne pensate? Fate sentire le vostre voci indirizzando come sempre qui i vostri commenti.

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