Promotori Finanziari – Ma i consulenti fee-only salvano il mercato?

Un nuovo tassello si aggiunge alla discussione in corso sul futuro del risparmio gestito e della professione di PF in Italia: dal presidente della Consob, Lamberto Cardia, arriva infatti una promozione alla consulenza “fee only”, quella per intenderci pagata unicamente dai clienti e non dalle mandanti. Con un invito agli intermediari finanziari perché agiscano per evitare che vengano posti in essere comportamenti scorretti e puntino invece sempre più alla qualità del servizio e non al prodotto venduto.

 

Cardia sa peraltro che lo scenario attuale è ben differente da tale auspicio, tanto che ricorda come “la logica di azione degli intermediari bancari è rimasta in larga parte ancorata al prodotto venduto”  e non “è stata adeguatamente valorizzata la natura di servizio delle attività (specie della consulenza)”, come appare evidente, spiega, pensando al caso degli strumenti obbligazionari, utilizzati per obiettivi di stabilizzazione della raccolta e non per rispondere ad un’esigenza della clientela.

 

Per il numero uno della Consob occorre dunque insistere su un ripensamento delle impostazioni strategiche di fondo degli intermediari, promuovendo l’adozione di architetture distributive aperte e la scelta già fatta da alcune banche di legare la remunerazione non al prezzo del bene venduto, quanto piuttosto al valore della prestazione fornita, al fine di allineare i propri interessi a quelli dei clienti.

 

Una riflessione sulle norme che se pare andare incontro alle esigenze emerse nel corso della discussione in atto sulle pagine di Blurating, lascia perplessi alcuni altri nostri utenti. Uno di loro ribatte amareggiato: “Solo ora parlate di regole, buffoni, quando nel 1984 Pino Milani vi diceva che la professione non funzionava nessuno ci credeva,sapete perchè? Pino Milani (storico manager di Fideuram prima e Agos poi) diceva cose giuste perché era e sicuramente è una persona perbene”.

 

Ed una delle critiche formulate “in tempi non sospetti” da Milani fu, guarda caso, la struttura piramidale, che per Milani, come ricorda un altro nostro lettore, presentava fin dall’inizio gravi carenze: “troppi livelli manageriali con creazione di false carriere, incentivazione e crescita dei manager incentrata solo sullo sviluppo delle vendite, bassi livelli commissionali ai venditori, mancanza di sicurezza e infedeltà nei venditori sfruttati con grandi turnover”.

 

Insomma, se il settore oggi attraversa una fase di difficoltà che fa accorrere al suo capezzale molti luminari ed esperti, qualcuno la diagnosi l’aveva già emessa un quarto di secolo fa ed applicandola le cose sarebbero potute andare certamente in modo molto diverso da come fu. Siamo ancora in tempo per fare tesoro di questo insegnamento e soprattutto credete vi sia la volontà politica e la convenienza economica di cambiare? Come sempre indirizzate qui i vostri commenti.

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