Educazione finanziaria, occorre passare dalle parole ai fatti

La promozione finanziaria “è uno dei canali distributivi più costosi che ci siano. Ormai non ha ragione di esistere”. Giunge a questa conclusione un lettore di Bluerating che al termine del confronto che in queste settimane ha impegnato PF, consulenti, clienti e varie autorità attorno al tema del futuro della professione sintetizza: “il tema che può salvarci è quello dell’educazione finanziaria, che le istituzioni stanno cominciando a valorizzare e con esso la consulenza”.

 

Certo, la realtà italiana è fatta ancora di strutture tra loro molto diverse e come nota un altro utente “non credo che una rete possa valere un’altra: certamente gli strumenti a disposizione sono importanti per dare soddisfazione al cliente, ma se il clima nella rete è pessimo questo porta ad andarsene”. Un elemento “soft” rispetto ai livelli provvigionali ma che ha indubbiamente il suo peso e potrebbe spiegare alcune tendenze che colpiscono anche “big” come Fineco Bank o Mediolanum, che pure utilizzano nei confronti di promotori e clienti approcci parecchio differenti tra loro.

 

Tuttavia la consapevolezza che dopo la crisi finanziaria di questi ultimi anni e vista l’elevata sfiducia dei risparmiatori si debba investire nella direzione di una crescita culturale tanto degli operatori quanto dei loro clienti sta crescendo e con essa anche le richieste avanzate da singole associazioni come Assoreti, che nel corso dell’ultima assemblea annuale ha esplicitamente chiesto “che venga messo in piedi entro l’anno l’albo dei consulenti finanziari”. 

 

Secondo l’associazione guidata da Marco Tofanelli infatti la legge transitoria di fine 2007 “lascia un forte buco normativo a livello di vigilanza” per cui è “importante regolarizzare la categoria per evitare che sul mercato operino consulenti non autorizzati’”, o comunque non operativi alla fine del 2007, prima della più volte rinviata entrata in vigore della norma transitoria. Rispetto ad altre proposte analoghe quella di Assoreti insiste anche sulla necessità che la vigilanza sia svolta “dalla Consob e non dall’Organismo di categoria, come previsto al momento” così da meglio tutelare i clienti dei consulenti finanziari, ma anche la categoria stessa ed in particolare chi opera rispettando le regole imposte fin dal 2007.  

 

Maggiori tutele, più trasparenza di comportamenti, uno sforzo (incentivato da un sistema retributivo coerente) a favore della crescita della cultura finanziaria del paese: tutti obiettivi ambiziosi per quanto necessari, assieme alla più volte suggerita (da promotori e autorità di vigilanza) revisione dei modelli organizzativi. Sarà interessante vedere quanto il quadro politico emerso dalle ultime elezioni regionali potrà influire sui tempi e sui modi di questa riforma. Voi che ne pensate, il palazzo cercherà di condizionare un settore ritenuto strategico per l’economia nazionale o prevarranno le esigenze di risparmiatori e intermediari? Nell’augurarvi buona Pasqua vi invitiamo come sempre a indirizzare i vostri commenti qui:

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