Promotori finanziari, no al successo rubato

Fare chiarezza nei ruoli di ciascuno, mandanti, dipendenti, promotori, consulenti e perché no clienti stessi, farà sicuramente bene  a tutti coloro che sono abituati a dare il massimo e a non arrogarsi ruoli e prerogative altrui né ad aspettare che qualcuno o qualcosa risolva per loro i problemi, ma nel complesso i lettori di Bluerating appaiono scettici sulla reale volontà “politica” e non solo del sistema finanziario italiano, almeno per come si è finora configurato, di voler cambiare approfittando dell’occasione data dalla regolamentazione dell’attività di consulenza indipendente.

 

Un sistema che in passato ha fatto utili “a danno della massa dei piccoli risparmiatori” nota un nostro utente e qualche volte è difficile dare torto a chi professa il proprio scetticismo. Non aiutano certamente le notizie delle radiazioni di promotori per comportamenti scorretti nei confronti della propria clientela. Un fenomeno, lo si nota anche solo a scorrere gli ultimi nomi segnalati dalla Consob, che colpisce senza particolari distinzioni sia d’ambito geografico sia di sesso del “colpevole”. 

 

Così alla “volpe napoletana” Alessandro de Simone, già promotore operativo a Napoli sotto Sanpaolo Invest Sim radiato dall’albo unico per via della sua spiccata propensione al raggiro e in particolare per aver falsificato alcuni assegni richiesti all’insaputa dei suoi clienti, si affianca la romana Martina Colasi, radiata dopo segnalazioni giunte dall’internal auditing della sua struttura, Allianz Bank Financial Advisor. La quale in varie occasioni aveva omesso di regolarizzare alcune operazioni d’investimento svolte dai suoi clienti pur presentando agli stessi una documentazione artefatta che avrebbe dovuto rassicurarli circa l’esistenza delle somme presso Allianz Bank e l’andamento dei loro investimenti.

 

Commenta avvilito “Cicles”, a proposito del de Simone: “Se controllate le somme per cui questi ex colleghi si compromettono, modeste, capite benissimo che non c’è più trippa per gatti per chi resta nella professione, onestamente s’intende. Non si guadagna più in maniera decente tale da consentire serenità al promotore. E poi vogliamo parlar di consulenza: la consulenza costa, chi la paga? Con questi redditi è già un mezzo miracolo mettere il pranzo assieme alla cena”.

 

Ma siamo sicuri che non ci siano altre alternative? In fondo con un risparmio che resta attorno al 14% (come certificato dall’Istat a fine dicembre 2009) il mercato italiano resta uno dei più importanti al mondo. Siamo certi che l’unica alternativa sia spremere i clienti? Voi che ne pensate? Come sempre attendiamo i vostri commenti e qualche aneddoto tratto dalla pratica quotidiana qui.

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