Siniscalco, 4 domande

…dal 21 al 23 aprile prossimi. L’appuntamento è tanto più importante quanto più giunge dopo un anno, il 2009, che ha visto una parziale ripresa della raccolta del risparmio gestito dopo due anni da dimenticare coincidenti con la Grande Crisi finanziaria, un trend che sembrava ben avviato anche nel 2010 salvo inciampare nei dati di febbraio che hanno rivisto il rosso. Ciò detto, il Salone del Risparmio sarà anche l’occasione per sancire pubblicamente il passaggio del testimone alla guida dell’associazione nostrana degli operatori italiano ed esteri dell’asset management da Marcello Messori a Domenico Siniscalco. Ed è anche un’occasione perché ADVISOR, da sempre attento alle tematiche di questa industria, ponga fin d’ora qualche domanda – anche scomoda – al nuovo presidente di Assogestioni.

1. Caro Professor Siniscalco, com’è noto dopo una carriera accademica, diversi ruoli in think thank aziendali e un lungo passaggio da civil servant prima governativo e poi ministeriale, Lei oggi è il rappresentante italiano della banca americana Morgan Stanley. Ebbene: la stessa Morgan Stanley è classificata da Assogestioni fra gli “altri gruppi” operanti nell’industria nazionale dei fondi tramite Morgan Stanley Investment Funds. Non ritiene necessario abbandonare questa carica nel momento in cui è stato candidato a guidare l’associazione di tutti gli operatori – italiani ed esteri – del risparmio gestito? Non ritiene, per meglio esplicitare il nostro pensiero, che mantenendo la carica in Morgan Stanley la si possa tacciare di conflitto d’interessi in un Paese in cui questo conflitto sembra esser diventato ormai endemico ma che a Lei – anglosassone di formazione e vocazione – dovrebbe star stretto?
2. Caro Professor Siniscalco, indiscrezioni autorevoli riferiscono che la sua nomina a presidenza di Assogestioni sia stata sponsorizzata in primo luogo da Intesa Sanpaolo e UniCredit che, com’è noto, detengono le quote più rilevanti del mercato del gestito italiano e sono quindi i suoi “azionisti di riferimento”. In più occasioni, però (anche se ultimamente non ne parla più), il governatore della Banca d’Italia Mario Draghi ha sottolineato che la via maestra della riforma dei fondi comuni in Italia passa attraverso la separazione dell’asset management dalla proprietà bancaria e dalla sua distribuzione molto più interessata a collocare al pubblico altri prodotti ben più remunerativi. Tuttavia, dei grandi gruppi bancari italiani solo Mps ha finora aderito a questo invito, cedendo la maggioranza della propria fabbrica prodotto ad un fondo di private equity. Lei eserciterà come presidente di Assogestioni “moral suasion” perché altre realtà creditizie del nostro Paese seguano la strada indicata dal Governatore?
L’articolo completo lo puoi trovare su Soldi,
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