Bankitalia bacchetta i banchieri sugli stipendi

La questione delle remunerazioni torna in primo piano. In modo particolare quella delle banche e a porre l’attenzione su questo aspetto è l’autorità di vigilanza. Nel suo intervento odierno sulle politiche di remunerazioni infatti il direttore centrale Stefano Mieli ha sottolineato come il tema della remunerazione rivesta un’importanza sia per gli operatori (mercato e autorità), sia per gli osservatori (analisti e accademici).

La questione delle compensation è tornata in primo piano per effetto della crisi economica: il livello e le modalità con cui sono computate e corrisposte le retribuzioni dei manager e degli operatori del sistema finanziario sono, infatti, annoverati tra i fattori che hanno contribuito a causare o, quanto meno, ad aggravare la crisi finanziaria scoppiata nel 2008.

Mieli fa un resoconto di quella che è stata l’attività svolta dall’authority che nell’autunno del 2008 ha avviato un’azione di verifica sulla conformità sostanziale con la normativa nazionale di politiche e prassi di remunerazione del sistema. In particolare nel mese di ottobre dello scorso anno, la Banca d’Italia ha chiesto a sei grandi gruppi bancari italiani (rappresentanti una quota maggiore del 60% del totale attivo) di effettuare un’autovalutazione sulla conformità delle proprie politiche agli standard elaborati dal Financial Stability Board e di pianificare gli interventi diretti a realizzare l’adeguamento agli stessi principi. 

 

Dall’indagine è emerso che le differenze esistenti nella struttura della retribuzione dei sei grandi gruppi riflettono le caratteristiche operative degli intermediari; in particolare, per alcuni di essi l’incidenza percentuale della parte variabile della retribuzione riconosciuta al top management e alle figure aziendali di vertice rimane contenuta e i piani di incentivazione a medio e lungo termine sono monetari invece che azionari. I sistemi già adottati o in via di definizione prevedono un incremento della parte variabile di lungo termine correlata a indicatori di performance (pay for performance) e sostenibilità.

 

 

Ma è emerso un altro dato importante ossia che la necessità di assicurare una governance appropriata alle politiche di remunerazione, elemento tra l’altro di cui anche gli intermediari sono consapevoli. Sono stati introdotti meccanismi diretti sia ad allineare la parte variabile della remunerazione a indicatori di performance corretti per il rischio – assai variegati – sia ad assicurare che il livello delle remunerazioni sia simmetrico ai risultati economici effettivamente conseguiti. Come rilevato anche in altri paesi, i parametri introdotti necessitano ancora di affinamenti anche a causa dell’assenza di un’esperienza di sistema – comune e condivisa – sulle modalità di misurazione della performance e della sostenibilità. E’ in via di definizione da parte delle banche maggiori e di quelle quotate l’adozione di piani di incentivazione di lungo termine subordinati anche al raggiungimento di obiettivi di performance.

 

 

Ulteriori interventi sono necessari per assicurare il corretto equilibrio tra componente fissa e variabile della remunerazione del top management e il differimento di una quota sostanziale della parte variabile della remunerazione. In una fase di significativi cambiamenti del contesto economico normativo – che muovono verso la crescente valorizzazione della variabile organizzativa – un assetto di governo efficiente contribuisce alla realizzazione degli obiettivi economico-finanziari degli operatori e il perseguimento delle finalità di vigilanza. 

Le scelte di politica di remunerazione e dei sistemi di incentivazione sono e restano rimesse all’autonomia decisionale delle banche nel rispetto dei principi generali previsti dalla legislazione finanziaria il cui recepimento può concorrere all’efficienza del sistema di governo

dell’intermediario a tutela della sana e prudente gestione. Una maggiore trasparenza su livello e struttura delle retribuzioni agevola valutazioni comparative tra i diversi operatori del medesimo segmento di mercato e può favorire il riallineamento “spontaneo” di comportamenti devianti e l’adozione di best practices.

 

 

 

 

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