Scudo, la normativa Ue facilita l’informazione

Conto alla rovescia: mancano 4 giorni all’ultima e definitiva chiusura dello scudo fiscale italiano, i cui termini prorogati scadono il 30 aprile.
In attesa della pubblicazione su SOLDI del Focus sullo scudo fiscale (in edicola da giovedì), ci soffermiamo su di un peculiare aspetto della normativa attuale, inserita in un contesto che ha reso, per molti aspetti, più conveniente l’adesione rispetto al rischio di incorrere in gravi sanzioni da parte del fisco.

Stiamo parlando della direttiva del risparmio europea, entrata in vigore nel 2005, che impone agli stati dell’Ue (e ad altre nazioni extracomunitarie come la Svizzera) che erogano interessi sul conto corrente a cittadini residenti in altri Stati membri, di comunicare tale informazione agli Stati di residenza applicando quindi una ritenuta alla fonte.
Questa regola di scambio di informazioni sugli interessi del conto opera in maniera automatica in tutti gli stati dell’Unione, ad eccezione del Lussembrugo, Belgio e Austria.

Ne consegue che per tutti i soggetti residenti in Italia e possessori di un conto corrente in uno dei qualsiasi stati Ue, compresa la Svizzera, il fisco riceverà automaticamente l’informazione dell’esistenza di tal conto.
Questo presupposto costituisce un motivo in più per aderire allo scudo fiscale, ma il tempo è quasi scaduto, e i minuti corrono.
  

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