La “tragedia greca” si prende una pausa, voi che fate?

E’ sempre la “tragedia greca” a tener banco sui mercati europei (ma non a Wall Street, ormai nuovamente concentrata sulle trimestrali e sui dati macro, dopo la conferma che la Federal Reserve terrà ancora a lungo i tassi fermi sui minimi storici attuali), anche quanto come oggi non si registrano nuovi colpi di scena. Una calma che consente qualche recupero ai mercati obbligazionari dei PIIGS (i “maialini” europei: Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna) ma che non convince tutti gli esperti.

Qualcuno, come Nouriel Roubini, l’economista che per primo avvisò del prossimo esplodere della crisi finanziaria di questi ultimi due anni,  continua a ribadire che la Grecia (18 miliardi di euro di titoli di stato a lunga scadenza da rifinanziare quest’anno, 39 miliardi l’anno prossimo, 41 miliardi nel 2012) è solo la punta dell’iceberg di un problema molto più vasto e più serio legato all’elevato indebitamento creato per sostenere lo scorso anno l’economia. Un indebitamento che rischia di pesare direttamente sulla futura ripresa economica. Ancor più preoccupato è l’economista Jacques Attali, secondo il quale l’effetto domino potrebbe rapidamente abbattersi sulla Spagna ma a rischio vi sarebbero anche gli Stati Uniti, visto che “tra il 2011 e il 2012 gli Usa dovranno  rimborsare 1.800 miliardi di dollari all’anno, tra indebitamento nuovo e obbligazioni in scadenza”.

E proprio l’elevato stock di debito pubblico da rinnovare (94 miliardi di euro da rinnovare di debito pubblico quest’anno, 129 l’anno venturo, 287 nel 2012) rende secondo molti l’Italia il vero obiettivo di chi in questi giorni scommette contro i paesi più deboli dell’area dell’euro, un’area che non si è voluta dotare di un’unica politica fiscale in tempi di espansione e che ora rischia di pagare un conto salatissimo mentre ancora l’economia è convalescente e le misure “lacrime e sangue” non sono semplici da far accettare a nessuno, per quanto inevitabili appaiano. Tuttavia dato che gli investitori più esposti nei confronti dei bond dei PIIGS sono le banche tedesche e francesi (investite per un triliardo di euro in titoli di stato dei PIIGS, compresi quelli italiani), salvare la Grecia (e il Portogallo, la Spagna, l’Irlanda e l’Italia) conviene anche ai paesi “ piùvirtuosi” dell’euro, le cui banche vedono da sempre un forte intreccio con la politica locale e nazionale (in questo essendo simili a quello che la Lega vorrebbe tornassero a essere le maggiori banche italiane).

Così mentre per molti analisti non sembra esistere un lieto fine alla vicenda che anzi potrebbe segnare l’inizio di una nuova e più severa crisi dalla quale uscire solo a prezzo di pesanti ristrutturazioni economiche, che restituiscano flessibilità all’apparato produttivo al prezzo del sacrificio di decenni di conquiste sociali, per qualche altro esperto sarà proprio il mix di stato di latente deflazione e di semi-esplicito “azzardo morale” a far ritrovare a tutti la necessaria unità d’intenti. In questa situazione i promotori finanziari cosa possono fare se non curare la relazione con la clientela cercando di illustrare pro e contro di ogni diversa alternativa anche in termini di investimenti? Qual è la vostra esperienza in queste settimane, vi è  una domanda di consulenza? O i vostri clienti preferiscono attendere l’evolversi della situazione (o al contrario agire d’impulso)? Fateci come sempre conoscere i vostri pareri e le vostre osservazioni, inviandole qui: PIGS, inizia il contagio greco.

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