I depositi, la vera ricchezza delle banche del Belpaese

di Alessandro Santoni

Il 2010 si appresta a far da spartiacque tra i vincitori e i vinti in Europa nella corsa alla liquidità. L’Italia sembra fuori da questa “guerra”. Infatti le banche italiane hanno un’arma in più e fanno della raccolta diretta (depositi ed obbligazioni vendute alla propria clientela) la propria ricchezza.
I principali istituti europei hanno, infatti, sostituito negli ultimi anni buona parte della raccolta onerosa, come quella obbligazionaria, con i finanziamenti forniti dalla Banca Centrale Europea al più economico tasso prefissato dell’1%.
In particolare le principali banche irlandesi hanno circa il 28% degli impieghi finanziati dalla BCE, le banche greche il 22%, le tedesche il 7%, mentre per le italiane la quota è inferiore, in media, al 2%. Il problema è che da luglio scatterà l’exit strategy della BCE che ritirerà dal mercato ben 440 miliardi di euro e 75 miliardi di euro a settembre costringendo le banche a ricorrere al mercato per cercare base di raccolta alternativa per poter finanziarie i propri attivi. Nel frattempo, se non bastasse, nel 2010 andranno in scadenza ben 560 miliardi di euro di obbligazioni bancarie delle prime 40 banche europee.
Quindi, sommando le due scadenze, le principali banche europee dovranno raccogliere, nel solo 2010, almeno 1000 miliardi dal mercato per poter sostituire raccolta BCE e raccolta in scadenza. Nel frattempo, tuttavia, le banche dei principali paesi europei si sono riempiti di titoli governativi che difficilmente potranno dismettere in poco tempo.
Da giugno 2008 hanno incrementato il portafoglio di titoli obbligazionari per circa 170 miliardi di euro di cui 80 miliardi le sole banche spagnole. I governi hanno urgenza tuttavia di trovare ulteriori finanziatori considerando che le emissioni attese dai mercati nel 2010 per i primi 11 paesi EU sono pari a 936 miliardi.
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