Rating sempre meno credibili, occorre fare chiarezza

Che le agenzie di rating operino in un oligopolio è da decenni sotto gli occhi di tutti, essendo solo tre i grandi nomi a livello mondiale. Che il conflitto d’interesse sia endemico, al di là di “chinese walls” e meccanismi di separazione “formale” delle operazioni di attribuzione del rating rispetto all’attività di marketing e vendita dei servizi delle agenzie stesse è altrettanto evidente, visto che il rating viene pagato dall’emittente di un titolo di capitale o di debito e viene utilizzato come leva di marketing dalle banche d’affari per agevolare il collocamento dei titoli stessi nei portafogli dei grandi investitori istituzionali (che per statuto hanno dei vincoli all’acquisto degli asset a seconda della classe di rischio).

Ma era dal 2001 che nessuno metteva così direttamente sotto accusa l’operato di questi “controllori” che controllano puntualmente in ritardo, come già capitato ai revisori contabili nella crisi che portò al crack di Enron, Worldcom e tante altre corporation a stelle e strisce (ma anche in altre parti del mondo, basti pensare in Italia ai crack Cirio e Parmalat). Queste agenzie, infatti, non sono mai state in grado di scoprire ex ante situazioni potenzialmente esplosive come quelle di Bear Stearns e Lehman Brothers, né si sono mai accorte che qualche grande banca d’affari come Goldman Sachs aveva il vizietto di operare in conflitto d’interessi con la propria clientela, mentre ora scoprono che i conti pubblici dei PIIGS europei  sono “fortemente a rischio” (ma no?) se non si faranno riforme “draconiane” difficili da far approvare in tempi stretti (fin qui lo avevamo sospettato pure noi).

Gettare però la colpa addosso solo alle agenzie di rating è uno sport divenuto improvvisamente fin troppo popolare, quasi quanto il periodico richiamo alla “immoralità” degli avidi speculatori che animerebbero i mercati finanziari mondiali. Mercati il cui regolamento spetterebbe alle autorità dei singoli paesi, se non altro perché coinvolge la tutela del pubblico risparmio. Troppo comodo quindi scagliare strali sulle malefatte altrui quando per decenni le si sono tollerate se non incoraggiate deregolamentando i mercati senza altro criterio che non fosse quello della concorrenza tra stati, nel tentativo cioè di attrarre importanti flussi di investimenti. Gli stessi flussi che ora qualche banchiere, tanto negli Usa quanto in Europa (e in Italia) teme possano dirigersi verso i “far west” finanziari dell’Asia se si dovessero introdurre “nuovi lacciuoli” legislativi.

Sarà il caso di essere chiari: la trasparenza non è un optional di lusso, bensì un requisito indispensabile per godere della fiducia degli investitori grandi e piccoli. E le regole vanno fatte e fatte applicare a tutti i livelli, partendo dagli stati fino ad arrivare ai singoli intermediari ed emittenti. Diversamente ogni recupero dei listini e dei mercati obbligazionari sarà sempre esposto al rischio di svanire come per magia al manifestarsi di imprevisti di natura esogena, come notano grandi e piccoli “guru”, puntualmente dopo che si sono verificati i crolli fino al giorno prima esclusi categoricamente. Eppure in fondo ogni crisi nasconde in sé le chiavi per la sua soluzione, se solo le si vuole trovare e utilizzare. Altrimenti non resterà che dar ragione a quel nostro lettore che in uno sfogo ha commentato: “Le agenzie di rating sono una vergogna! Fanno speculazione e nessuno le punisce, danno informazioni errate al mercato e nessuno le punisce, creano le basi per i tassi che le emittenti devono pagare ai creditori ma poi alla fine sono solo pareri!”

“Ma dov’è la verità?” si chiede il nostro lettore, che conclude: “Perchè non vengono regolamentate e si assumo la responsabilità civile e penale per quello che dicono? Sembriamo tanti burattini da prendere in giro all’occorrenza!”. E voi che ne pensate, sarà la volta buona per pretendere trasparenza e rigore o ancora una volta si saranno inutilmente bruciati i capitali degli investitori? Come sempre attendiamo i vostri commenti qui: Italia unita contro le agenzie di rating

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