Le agenzie di Rating: Decapitarle

di Marco Ortica*

Resto dell’idea che la più importante delle Virtù sia il Coraggio. Questa Regola che ho metabolizzato da quando ero un adolescente schermitore ho cercato di preservarla e maturarla nel tempo. La sciabola era la mia arma preferita. Un’arma particolare, nobile, devastante e crudele che, nei veri combattimenti, a differenza della spada e del fioretto, raramente veniva impiegata per “infilzare” o “trapassare” l’avversario, piuttosto per generargli il maggior danno possibile procurandogli una morte certa, lenta e atroce, oppure per decapitazione. I colpi di sciabola infatti vengono inferti di “taglio”, così da ridurre ai minimi termini lo scontro e “dedicarsi” anche a più avversari contemporaneamente.

Credo che sia esattamente ciò che “per il bene comune” si dovrebbe fare, a livello globale, con gli attori dell’economia e della finanza. Cominciare a far saltare teste. Perché da un disordine mondiale, che sta fagocitando la stessa economia, non può che nascere un nuovo ordine.

Quello che è accaduto la settimana scorsa nei mercati mondiali è stato un ulteriore, enorme, segnale che ci dovrebbe indicare la direzione, che con Coraggio, dovremmo prendere per il nostro “bene comune” futuro.

Negli ultimi dieci anni si è imposta sempre di più, e sempre più insidiosa, la realtà del “bene” o del “meglio” per pochissimi, a svantaggio di molti. I molti ai quali faccio riferimento sono sempre loro: il parco buoi.

I media ci riferiscono di manovre finanziarie quasi sempre oscure, anche per le stesse autorità di controllo, declassandole a semplici scandali finanziari, riducendone la reale portata ed effetti presso gli investitori. 
 

Vorrei riportare, assieme a me, la memoria di chi legge agli inizi del 2000. In quegli anni ci furono i due più grandi fallimenti della storia americana: la bancarotta della Enron e WorldCom che rispetto al loro core business si erano impegnate in abnormi e pregiudizievoli operazioni finanziarie in derivati. Mentre i boss guadagnavano miliardi di dollari con le opzioni, affossavano i mercati mondali. Falsificarono i bilanci che la società di revisione Arthur Andersen, una delle Big Five, invece certificò come veritiera. Fallirono anche loro. E in ultimo disperato tentativo di sopravvivenza dovettero svendersi alla Deloitte. 
 

La storia finanziaria è spesso animata da falsità ideologiche ed etiche. Tango Bonds, Parmalat, Cirio, Mudoff, Subprime, Lehman, solo per citare i più noti. Strumenti finanziari che continuavano ad essere collocati perché le agenzie di rating, pagate dagli stessi soggetti che dovevano retare e sui quali avevano l’ultima parola, ne confermavano l’ottimo stato di salute mentre i CDS, per esempio, che ogni banca utilizza per valutare un grado di rischio di una entità che opera nel mercato, indicavano ben altro.

Il filo rosso si è pericolosamente spostato dalle società alle banche, e dalle banche agli Stati. Dunque in maniera sempre più rilevante, sugli investitori. E la Grecia è solo l’ultimo in ordine di tempo.

In un momento particolarmente critico per i mercati finanziari globali Moody’s, il 6 maggio alle 11,47 dichiara alle agenzie di stampa, riferendosi alla situazione greca, che “l’Italia è a rischio contagio” assieme ad altri quattro Paesi europei. Impazzano le vendite. Come per i saldi di fine stagione. Borse a picco. E non è un caso. A meno di 24 ore Moody’s corregge il tiro. “Il sistema italiano è robusto”.
 

La realtà è che le agenzie di rating sono sempre meno credibili ma si continua nonostante tutto a tenerle al soldo perché fanno comodo e perché sulle loro informazioni si può reggere un mercato. La verità è che spesso gli manca il Coraggio. Allora serve un’epurazione. Farle scendere dall’Olimpo per farle salire sullo scranno di coloro che forse non contribuiscono al “bene comune” perché potrebbero non essere realmente indipendenti. Qualcuno lo chiama market abuse.
 

Una class action nei confronti di coloro che si macchiano di tali comportamenti sarebbe auspicabile da parte di quei soggetti che hanno subìto un danno.

“L’untore, dagli! Dagli! Dagli all’untore”.

*Consulente Finanziario Indipendente e NAFOP member (The National Association of Fee Only Planners – codice A261).

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