Moody’s non ha le carte in regola

di Fabrizio Tedeschi

Non c’è proprio pace per le agenzie di rating. Una di loro è sotto accusa per l’improvviso cambio del giudizio sul debito pubblico greco; alcuni investitori le hanno citate in causa per aver confidato nei loro rating ponendoli a base delle scelte d’investimento; a sua volta il procuratore di New York Cuomo ha messo sotto inchiesta otto banche (le maggiori) per averle raggirate con false informazioni e altri mezzi al fine di far emettere rating positivi (ovviamente alterati) sui vari subprime e derivati che andavano collocando. Tutte queste vertenze miliardarie (in dollari) hanno fatto passare sotto silenzio il fatto che la SEC abbia aperto una piccola indagine amministrativa nei confronti di Moody’s per aver fornito informazioni “false” (falsificate?) o comunque errate nella sua domanda di registrazione nel 2007. In verità nel 2008 Moody’s ammise che un errore del computer (involontario?) aveva determinato conseguenze in 11 rating su strumenti finanziari a reddito fisso. Tali rating avrebbero dovuto essere peggiori per circa 1 miliardo di euro. Moody’s ammise pure che i propri dipendenti non rettificarono immediatamente quei dati come avrebbero dovuto. L’incidente sembrava chiuso nel 2008, ma quei conti erano stati inseriti nella domanda di registrazione presentata alla SEC nel 2007. Semplice svista? La SEC teme qualcosa di peggio e vuole controllare se quegli errori possano aver determinato l’invalidità della domanda dell’anno precedente. Conclusione del tutto: se gli elementi contenuti nella domanda sono falsi o fuorvianti (“false and misleading”), la domanda stessa deve ritenersi falsa o errata. Quindi Moody’s non avrebbe dovuto essere iscritta, almeno sulla base di quella domanda.
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