di Giuseppe G. Santorsola
…della professione e disattenzione verso il cliente deluso. Già nella crisi del 2002, ma soprattutto in quella attuale, al contrario, la figura professionale esce mediamente accresciuta nella quota di mercato e non troppo diminuita nel numero. Peraltro, il mestiere non solletica più i grandi numeri di candidati all’Albo, ma consolida invece l’attività di chi già opera o decide di attivarsi per convinzione e non per attese di reddito facile e rapido. Tre indicazioni sostanziali meritano rilievo: la diminuzione del turn-over degli iscritti all’Albo, la miglior tenuta dei patrimoni gestiti e la miglior gestione del cliente nelle fasi di panico dei mercati. A 25 anni dalla sua prima robusta regolamentazione (Consob 10/7/1985) il segmento individua un suo posizionamento non marginale e funzionale nel perimetro dell’intermediazione finanziaria. In un contesto in cui la consulenza fatica a trovare definizione univoca, spazio e normativa secondaria, il brokeraggio resta marginale e la professione assicurativa stenta a farsi riconoscere professionalmente oltre la cortina delle polizze, il promotore riscontra non tanto accettazione di ruolo quanto effettivi risultati di raccolta lorda e netta e quota di mercato. Vittoria per debolezza dei competitori oppure crescita propria effettiva? Altro rilievo è il fatto che alcune banche/sim operanti con promotori finanziari registrano risultati taluni eccellenti (utili fin quadrupli) ed altri in miglioramento nel 2009, nella soddisfazione dei clienti che mantengono i loro portafogli in gestione anche quando in calo di valore. Anche il profilo dei comportamenti disciplinari appare valutabile con apprezzamento. La delinquenza di settore è bassa (secondo i riscontri della Vigilanza Consob), inferiore alla media di altre professioni. Le sanzioni toccano meno dell’1% degli iscritti dall’introduzione dei Regolamenti attuativi della MiFID.
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