In tempi di vacche magre, pecunia non olet

Altro che pensare all’immagine: in questo tempo di “vacche magre” secondo i lettori di Bluerating è inutile illudersi “che le banche pensino prima all’immagine che alle commissioni. Basti pensare come le stesse banche stiano massicciamente tornando a proporre prodotti strutturati (alcuni veramente carenti ma che sfruttano le parole magiche “capitale garantito” o “legato all’inflazione che non potrà che salire”) e polizze index al solo scopo di incassare le ricche commissioni upfront”. 

 

La denuncia viene da un nostro anonimo lettore che conclude: “Pecunia non olet”. Un quadro sconfortante a cui si aggiungono le parole di un ex “manager senza clientela diretta” di una “grande rete e banca” che con stupore ha letto la nostra newsletter di ieri in cui venivano citati casi di possibili conflitti d’interesse nel rapporto tra banche e promotori finanziari sotto il profilo dei controlli in merito al rispetto delle norme. Controlli che secondo più di un racconto sono a dir poco discutibili presso certe strutture, dato che avverrebbero con un notevole margine di discrezione in merito alla successiva denuncia alle autorità in caso di scoperta di comportamenti contrari alle norme da parte di qualche professionista poco leale.

 

Discrezionalità che in questo caso sembrerebbe direttamente legata alla consistenza del “portafoglio clienti” del professionista medesimo. Le banche italiane, insomma, abituate a fare la voce grossa (e le orecchie da mercante di fronte alle proteste) nei confronti della piccola clientela, non solo userebbero un ben diverso metro di valutazione per la clientela di dimensioni maggiori (col rischio di trovarsi poi invischiate in crisi aziendali e settoriali di portata imbarazzante, vedasi alcuni casi illustri emersi negli ultim mesi in Italia ad esempio nel settore immobiliare e in quello della moda) ma anche tratterebbero coi guanti bianchi i professionisti dotati di maggiore potere contrattuale.

 

La mia storia, spiega il nostro ex manager, “è negativa, perché dopo avere denunciato non solo per questo fatto ma cose molto gravi, la banca mi ha dato l’out, ero pericoloso e di disturbo e sapevo troppo”. Ovviamente “non essendoci i presupposti per una giusta causa mi hanno dovuto pagare il mancato preavviso ed altro, ma in un giorno mi sono trovato a spasso. Per potere avere in termini economici quanto a me spettante e potere operare senza patti di non concorrenza il manager in questione afferma di aver dovuto firmare “un verbale di conciliazione in sede sindacale (non più impugnabile) ove un punto da loro inserito, ma solo come mio obbligo, recita: il promotore si impegna a non divulgare, a non comunicare a terzi ed a mantenere il più sterro riserbo circa le premesse, i termini ed i contenuti del presente accordo”.

 

 Si chiede il nostro lettore: “Questa è omertà o disonestà”? E noi aggiungiamo: visto che gli episodi segnalatici non sembrano così sporadici, possibile che non si riesca a trovare una soluzione di sistema? Non esistono alternative in grado di attrarre i professionisti più seri e competenti? Le autorità non hanno modo o volontà di intervenire? E nonostante questo la clientela mantiene i propri capitali presso queste strutture e le relazioni con simili “professionisti”? Continuate a inviare commenti e riflessioni su altri casi a vostra conoscenza qui

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