Alla fine si rivedono le tasse

di Fabrizio Tedeschi

Secondo il signor Padoan (economista dell’OCSE) è impensabile uscire dalla crisi senza aumentare le tasse. La sua opinione è diventata un formidabile assist per i governanti europei per agire sulla leva fiscale anziché tagliare le spese. Se a questo si aggiunge la diffusa avversione nei confronti delle banche e di misteriosi “speculatori”, moderni untori economici, è gioco facile uscirsene con la proposta di tassare le banche “per far pagare la crisi a chi l’ha provocata”; oppure le transazioni finanziarie “perché sono un veicolo di speculazione”. Demagogia pura, alla quale si sono accodati i moderni capipopolo di ogni parte. Chi ha veramente provocato la crisi? Solo le banche, o anche i vigilanti che non hanno fatto il loro dovere e i politici che hanno indebitato lo stato per garantire benessere, in primis a loro stessi? E tutte le banche devono essere considerate responsabili, dalle grandi banche internazionali fino alle bcc, alle popolari? Non appare equo colpirle tutti indistintamente, se la tassa ha una funzione punitiva. In verità le imposte non dovrebbero avere scopi sanzionatori, ma contribuire al bene della collettività. Inoltre va detto a chiare lettere che ogni tassa sulle banche si riversa sui clienti e sul sistema, come ogni imposta sulle transazioni finanziarie riduce la liquidità del mercato. Quindi anziché sparare le solite bordate di propaganda, che non hanno fermato né i profitti delle banche né gli stipendi dei loro manager, sarebbe bene mettere seriamente in cantiere riforme, anche piccole, per migliorare la situazione. Se proprio vogliamo tassare qualcosa, facciamolo in modo mirato. Si potrebbe intervenire sui derivati che tanto danno hanno provocato a enti pubblici e imprese, magari annullandoli per legge, provvedimento da tempo adottato nel Regno Unito. Oppure tassare le transazioni che avvengono fuori mercato, così come avveniva un tempo. In questo modo gli operatori saranno invogliati a preferire mercati regolamentati agli OTC. Oppure colpiamo con un’imposta più grave i derivati che non siano direttamente di copertura. Ancora, se vogliamo ridurre la volatilità dei mercati, mettiamo un piccolo contributo, di pochi centesimi, massimo un euro, sulle transazioni chiuse in giornata. Sul mercato italiano pare che rappresentino quasi un terzo del volume d’affari.
L’articolo completo lo puoi trovare su Soldi,
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