Trasparenza e conflitti d’interesse, è ora di cambiare registro

La trasparenza è il nuovo grande credo di mercati e autorità finanziarie in tutto il mondo. Almeno all’apparenza, perché poi quando nuove indiscrezioni sullo stress test a cui sono state sottoposte 26 tra le maggiori banche europee parlano di risultati positivi per Deutsche Bank, Commerzbank e Bayerische Landesbank, registrando un capital ratio sempre superiore alla soglia critica del 6%, la notizia non può che essere positiva, peccato solo che le indiscrezioni al riguardo sottolineano come nelle simulazioni non si sarebbe tenuto conto dell’esposizione dal debito sovrano. Un modo, sottolineano i critici dell’intera operazione, per far sì che il prossimo 17 luglio, quando saranno ufficialmente annunciati i risultati della simulazione (che già non ha preso in considerazione la cajas spagnole né le landesbank tedesche, ossia alcuni degli istituti più a rischio in questo momento), non emergano particolari sorprese negative.

 

Non può evidentemente essere diversamente, visto che a differenza che negli Stati Uniti (dove allo stress test sono seguiti programmi di assistenza per gli istituti in maggiore affanno, come il Tarp) in Europa le banche non paiono essere in grado di procedere altrettanto rapidamente e per importi cospicui a nuove capitalizzazioni, mentre i governi già faticano a dare concreta attuazione alle ipotesi di intervento a favore degli emittenti sovrani del Sud d’Europa in difficoltà come Grecia e Portogallo , figuriamoci ad aiutare decine di istituti privati grandi e piccoli. Insomma, la trasparenza è una bella parola d’ordine ma non sperate che con un colpo di bacchetta magica si passi da mercati e bilanci societari più o meno opachi a una situazione cristallina. Prima, quanto meno, occorrerà fare un po’ di pulizia.

 

La sensazione è che nella stessa situazione si trovi il mercato del risparmio gestito italiano. Lamberto Cardia, presidente uscente di Consob il cui operato è stato non certo immune da critiche nel corso di questi anni, ha rimarcato ad esempio come occorra monitorare attentamente i “collocamenti illiquidi bancari nei confronti delle famiglie italiane”. Insomma la tendenza di molte banche e reti a rifilare “sole” ai clienti collocando prodotti illiquidi (e solitamente poco competitivi riguardo il rischio/rendimento), mentre, è sempre Cardia a dirlo, sarebbe importante che la consulenza “viri sempre maggiormente verso la remunerazione del servizio piuttosto che della tipologia di prodotto collocato”.

 

“Attenzione anche agli investimenti camuffati da Conto Corrente e alla raccolta delle Coop (la gente comune la ritiene più sicura delle banche!)” sottolinea al riguardo un nostro lettore, mentre altri si sono già in passati lamentati delle decisioni commerciali assunte da alcune tra le principali mandanti che non sempre consentono ai propri promotori di proporre Sicav o prodotti di terze parti preferendo piuttosto spingere il solo collocamento di prodotti “fatti in casa” con casi anche palesi di conflitto d’interesse. Al riguardo sarà interessante vedere quali novità porterà il nuovo “Protocollo di autonomia per la gestione dei conflitti d’interessi” delle Sgr, che Assogestioni ha approvato il 19 giugno scorso ed ha ora inviato all’esame di Banca d’Italia e Consob. Voi che ne pensate al riguardo? Inviate come sempre le vostre considerazioni qui

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