Banche europee, stress test ancora in alto mare

Stress test in alto mare. E titoli bancari che in apertura di settimana virano ancora al rosso. L’ultimo spunto di incertezza è arrivato nel week-end, quando il settimanale tedesco Der Spiegel ha scritto del pressing che i “regolatori europei” stanno esercitando per evitare che all’interno degli stress test venga inserito il rischio sul debito sovrano.

Un’ipotesi che in realtà, fanno sapere dalle sale operative, non è nuova, ma che a fronte di una più dichiarata presa di posizione politica rischia di gettare nel panico il mercato. Il quale, in fondo, non chiede che una sola cosa: conoscere l’entità dell’esposizione degli istituti bancari verso i paesi a rischio default. E non includere questo tipo di scenario all’interno dei test vorrebbe dire, in sostanza, vanificare il loro effetto. Lasciando i mercati ancora nell’incertezza e allontanando la possibilità di una loro ripresa.

Le recenti dichiarazioni dei banchieri tedeschi di certo non aiutano: il paese più esposto nei confronti di Atene (34 miliardi i bond greci nelle pance delle banche tedesche) si oppone a che siano comunicati i dati sulla capitalizzazione degli istituti in nome della riservatezza. Posizione se non appoggiata almeno non ostacolata dalla Bundesbank, che fino ad oggi non ha di certo imposto ai top manager degli istituti di fare il contrario.

Così, complici le pressioni esercitate da più parti e l’ennesimo motivo di scontro tra i vari paesi europei, pare ancora lontano l’accordo su come, di fatto, verranno condotti gli stress test. Oltre all’ipotesi più drastica di eliminare del tutto il rischio sovrano, le opzioni in campo sarebbero, secondo indiscrezioni, due: la prima consiste nell’applicare un “hair-cut” uniforme del 3% da applicare ai titoli di Stato, di qualsiasi provenienza (assumendo cioè una perdita del 3% del loro valore). Posizione contestata da molti, che fanno notare come un’elevata esposizione alla Germania non può essere penalizzata quanto, per esempio, un’analoga esposizione spagnola. La seconda ipotesi punta quindi a “ponderare” la percentuale, calcolando il rischio paese sulla base del costo dei cds (credit default swap).

Secondo gli analisti contattati da Bluerating sarebbe questo l’unico modo per arrestare la spirale ribassista e iniettare fiducia: applicare il rischio sovrano, ponderandolo al paese in questione. La trasparenza, dopotutto, è ciò che ha permesso agli Usa di fermare l’emorragia e il Vecchio Continente è chiamato a fare altrettanto. L’appuntamento, ha ricordato ieri il ministro delle finanze francesi Christine Lagarde, è per il prossimo 23 luglio, quando verranno resi pubblici i risultati.

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