Banche Ue sotto esame: è il giorno dei risultati

Il giorno a lungo atteso è arrivato, per l’annuncio dei risultati dello stress test che ha riguardato 91 banche europee è ormai questione di ore e forse quando leggerete questa newsletter già le prime agenzie faranno l’elenco di promossi e bocciati. Di bocciati in verità questo test, che solo alcune settimane fa sembrava incutere un timor panico alle borse, alle prese con i fantasmi di un eventuale default della Grecia, con la rottura dell’euro, col fallimento del progetto di unione economica e politica europea, non dovrebbe vederne molti.

 

Si scommette in queste ultime ore se a parte le sei banche greche (che il ministro delle finanze di Atene, George Papaconstantinou, ha già detto di ritenere possano superare il test), alcune casse di risparmio spagnole, la tedesca Hypo Real Estate Holding più eventualmente qualche landesbank regional e la slovena Nova Ljubljanska Banka possano o no emergere altri nomi “a rischio” nell’ipotesi di un nuovo rallentamento economico coniugato ad una ulteriore crisi dei sovrani europei. L’ipotesi salvo clamorose sorprese sembra remota tanto che in tutta Europa in questi giorni i titoli del settore finanziario hanno recuperato terreno.

 

Quello che, al di là della maggiore o minore trasparenza con cui verranno offerti i dati ai mercati, non sembra destinato a cambiare è la necessità di procedere a ricapitalizzazioni che sono in Europa ancora ad uno stato iniziale rispetto, ad esempio, a quanto già visto negli Stati Uniti. Per lasciarsi definitivamente la crisi alle spalle e non dipendere troppo da utili da trading o dal collocamento di prodotti finanziari a leva le banche del vecchio continente, ha stimato Goldman Sachs sulla base di un sondaggio compiuto presso circa 400 investitori istituzionali, avranno bisogno di raccogliere nei mesi a venire qualcosa come 37,6 miliardi di euro. 

 

Una  montagna di denaro che probabilmente favorirà una nuova mano di “risiko” sia a livello nazionale sia scrossborder. Qualcuno intanto continua senza troppo clamore a procedere con il proprio piano di riassetto, così dopo Bpm, che ha accasato Anima Sgr con Prima Sgr e che ora pare intenzionata a chiudere il dossier bancassurance, è di nuovo il gruppo UniCredit a far parlare di sé con la cessione da parte di UniCredit Private Banking al management, tramite un’operazione di Mbo che vedrà coinvolta una banca del Canton Ticino, della controllata al 100% UniCredit Suisse Bank. 

 

Nel frattempo Intesa Sanpaolo, quasi a voler imitare la banca guidata da Alessandro Profumo, prova ad approfittare delle cessioni disposte da Allied Irish Banks e si gioca le sue carte per rilevare il 70,5% di Bank Zachodni Wbk, pur sapendo che dovrà vedersela con la polacca Pro Bank e la francese Bnp Paribas  (mentre si è ritirata dalla corsa Bank Pekao, di UniCredit, che così resta a bocca asciutta per la seconda volta in poche settimane dopo il disco rosso all’acquisizione della rete di Seb in Germania, finita al Santander).

 

E in Italia? Per il momento, come detto, si segnalano solo operazioni di piccola taglia, il grosso, specie nel settore del risparmio gestito, sembra destinato a venire nei prossimi mesi e anni. E voi che ne pensate, c’è movimento nel settore o è ancora tutto fermo? Inviate i vostri commenti e riflessioni come sempre qui

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