Scenari d’autunno, per i mercati qualche nuvola all’orizzonte

Agosto scivola rapidamente e qualcuno inizia a chiedersi che settembre ci attenda, con mercati che continuano nel loro movimento laterale oscillando a seconda dei casi all’insù o all’ingiù in base a singoli dato macro positivi o negativi, senza tuttavia riuscire a riprendere il cammino verso nuovi massimi nonostante da più parti si sparga ottimismo circa l’impatto modesto sia a livello assoluto sia temporalmente del rallentamento economico che sta iniziando a manifestarsi col venir meno di una parte degli incentivi generosamente varati nell’ultimo biennio in tutto il mondo, a partire dagli Stati Uniti, per evitare che la crisi finanziaria si avvitasse ulteriormente portando ad una crisi economica ancora più pensate di quella che è stata finora.

 

Guardando proprio agli Usa qualche segnale dovrebbe tuttavia indurre alla prudenza: prendiamo ad esempio il settore dei fondi comuni, che per il secondo mese consecutivo a luglio hanno visto una raccolta netta positiva (per 31,1 miliardi di dollari) solo grazie a fondi obbligazionari (+26,5 miliardi di dollari) e fondi monetari (+6,6 miliardi), mentre gli azionari e i bilanciati hanno nel complesso perso altri 2,1 miliardi netti di dollari.  Del resto mentre Wall Street e le principali borse annaspano alla ricerca di nuovi spunti positivi i T-bond americani hanno visto il rendimento sul decennale calare al 2,59% attuale (un terzo abbondante in meno dei livelli dello scorso aprile), con la Federal Reserve che per sostenere la ripresa ha continuare a comprare titoli a breve non riemettendoli e portando gli investitori a spostarsi sulle scadenze a lungo, inducendo un ulteriore abbassamento dei rendimenti di mercato. 

 

Ora, questa situazione può far piacere a Obama (e i principali governi occidentali) perché rende meno traumatico il rientro dalla situazione debitoria creatasi a seguito degli interventi effettuati durante la crisi (rientro che richiederà ovunque un aumento delle tasse, in parte già avvenuto sotto forma di aumento delle tariffe per i servizi pubblici) ma il quadro che i mercati stanno iniziando a disegnare (e gli investitori americani sembrano sposare) indica una futura fase di deflazione che probabilmente durerà un anno o due. Per i listini azionari insomma non ci dovrebbero essere buone notizie almeno fino al 2012, salvo che vengano varati ulteriori incentivi e “stimoli” economici.

 

Una politica, questa di continuare a introdurre stimoli e sostegni all’economia da parte delle principali banche centrali occidentali, che sta alimentando ormai da anni una serie di bolle il cui sorgere, crescere ed esplodere induce ad un’altalena sempre più esasperata tra fasi di euforia e di depressione, come notano alcuni commentatori, con l’unica certezza sia che il reddito di ciascuno di noi è mediamente fermo (se non in calo) rispetto ai livelli del 2007, mentre sono aumentate i costi legati alla benzina, alle tariffe dei servizi pubblici e le tasse, comprimendo inevitabilmente vuoi il tasso di risparmio vuoi il livello dei consumi. 

 

Prevedere il futuro è cosa da zingari, ricordano i più seri tra analisti e gestori, ma dai segnali che a voler guardare bene si scorgono non è difficile pensare ad un autunno difficile per i listini, nonostante alcuni grandi “nomi” della finanza mondiale, ma anche qualche personaggio di spicco del mondo italiano del risparmio gestito, suggeriscano di scommettere su un rimbalzo dei mercati e quindi spingano gli investitori ad abbandonare fondi monetari ed obbligazionari, così poco redditizi, per investire in bilanciati e azionari, quando non in fondi hedge e gestioni patrimoniali ad elevato grado di rischio. Chi avrà ragione secondo voi, gli investitori americani e gli analisti e gestori più prudenti, o gli ottimisti, compresi molti membri della Fed stessa, che continuano a ripetere che queste altro non sono che momentanei “temporali estivi” destinati ad essere presto superati? Attendiamo come sempre le vostre opinioni qui

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