Analisti e mercati sempre più prudenti

Gli analisti americani sono sempre più prudenti e nonostante prevedano un rialzo medio del 36% degli utili nella stagione in corso, il record dal 1988 a oggi, la sensazione che sia giunto il momento di tirare i remi in barca e uscire approfittando di eventuali ultimi strappi al rialzo è forte, se è vero come è vero che meno del 29% delle quasi 160 mila società che in tutto il mondo sono seguite dagli analisti di una casa d’investimento  sono giudicate “buy” (da acquistare), la percentuale minima dal 1997 ad oggi.

Del resto gli ultimi annunci dati dai vertici della Federal Reserve e della Bank of Japan, per quanto positivi nell’immediato per i mercati (perché entrambe le banche hanno come previsto fatto sapere di essere pronte a sostenere ulteriormente i rispettivi mercati del credito, in attesa che dalla politica giungano le riforme indispensabili a rilanciare le economie nazionali), gettano più di un’ombra sulla effettiva consistenza del rallentamento in corso. Se a questo si aggiunge che anche oggi sono emersi segnali contrastanti dall’economia Usa (crescono più del previsto i consumi, ma il reddito disponibile in termini reali cala per la prima volta da inizio anno e continua a diminuire la percentuale di risparmio), il quadro resta più confuso che mai.

Ne beneficiano, come sempre in questi casi, gli strumenti a basso rischio e i beni rifugi, con le quotazioni dei bond e dei metalli preziosi che tornano a salire, favorendo quelle società come UniCredit che stanno pensando di fare ricorso a nuove emissioni obbligazionarie. Nel caso della banca guidata da Alessandro Profumo sarà interessante vedere quale prezzo riuscirà a spuntare il bond quinquennale covered, legato a mutui immobiliari, che l’istituto sembra intenzionato a lanciare sul mercato per almeno 1 miliardo di euro di controvalore, forte di un rating che dovrebbe essere senza particolari affanni una “tripla A” per tutte le società di rating.

Visto dagli occhi di un investitore il momento è dunque particolarmente delicato: da un lato in Italia come altrove si temono nuovi rincari di tariffe e accise varie, dall’altro i rendimenti offerti dagli strumenti monetari come pure da quelli obbligazionari sono sempre ai minimi e per di più la curva è ormai fortemente appiattita, il che rende problematico anche andare alla ricerca di un maggior ritorno elevando le durate dei titoli in portafoglio. Per molti settembre sembra destinato a essere un mese foriero di delusioni, sempre che i mercati azionari non tornino a scendere dando ragione definitivamente a chi ha preferito attendere tempi migliori prima di tornare a investire in quella classe di asset.

La prudenza solitamente paga poco, ma a volte è in grado di fare la differenza. E voi che ne pensate, i vostri clienti sono tuttora inclini a investimenti prudenti o stanno provando ad approfittare di questa fase di incertezza per qualche scommessa in borsa o su strumenti a rischio? Come sempre attendiamo le vostre annotazioni sulle pagine di Bluerating.

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