Anche il futuro di Pioneer nell’eredità di Profumo

Se è vero che ai vertici di UniCredit la confusione è massima dopo l’uscita “spintanea” di Alessandro Profumo stigmatizzata persino da una “vecchia volpe” del credito come Cesare Geronzi, che ha parlato pubblicamente di una situazione gestita in modo “pessimo” dalla Fondazioni azioniste, alla stregua di una “banchetta di provincia” (salvo vedersi ribattere punto su punto dal presidente di Fondazione Cassamarca, Dino De Poli, ottantenne banchiere trevigiano con un passato legato alla sinistra Dc, mentre Geronzi era notoriamente legato alla corrente andreottiana), a livello operativo poco sembra cambiare nell’ordine di marcia seguito fino a ieri.

 

Così su Pioneeer Investements, che Alessandro “una volta grande” Profumo voleva mandare sposa a qualche altro “big player” del settore dell’asset management, continuano le dichiarazioni d’interesse da parte di potenziali pretendenti, l’ultimo in ordine di tempo essendo Georges Chodron de Courcel, vice direttore generale di Bnp Paribas che ha ammesso: “una ipotesi di partnership” è plausibile, più plausibile di un acquisto sempre che la banca italiana non decida di mettere il suo polo del risparmio gestito all’asta, nel qual caso il gruppo francese “farà un’offerta” anche se i “rigidi criteri di rendimento a tre anni” hanno spesso giocato contro simili acquisizioni in casa francese.

 

In attesa di capire esattamente come e quando entreranno in vigore i nuovi limiti previsti dall’accordo di Basilea III che in novembre il G20 dovrebbe ufficialmente ratificare nel corso della sua seduta a Seul, il manager francese sembra tuttavia propendere per un’operazione “carta contro carta” più che in contanti. Un’ipotesi che potrebbe valere non solo per Pioneer ma anche per altri business, tanto che qualche commentatore invoca in queste ore l’arrivo di un nuovo capo-azienda di “spessore internazionale” per evitare che UniCredit possa fare la fine di Abn Amro, passata da ambizioni di leadership europea ad uno spezzatino nel giro di pochi mesi.

 

L’uomo giusto per evitare la scomparsa del gruppo finanziario italiano maggiormente internazionalizzato sarà il 47enne Andrea Orcel, banchiere d’affari di Bank of America Merrill Lynch di cui alcuni ricordano la maxi liquidazione (33,8 milioni di dollari, ai cambi attuali poco meno di 25,3 milioni di euro) percepita nel 2008, anno in cui Merrill Lynch chiuse con un rosso di 27 miliardi di dollari e venne acquisita da Bank of America? Secondo alcuni sarebbe il nome giusto, ma altri come il Financial Times ricordano come sia improbabile che la guida di una banca commerciale, per quanto attiva in tanti diversi settori, sia affidata a nomi provenienti dall’investment banking o dal mondo assicurativo. 

 

E voi che ne pensate, il successore di Profumo, che sia Orcel o altri, vorrà ripensare le operazioni lasciate in sospeso dal manager genovese o chiuderà rapidamente ogni pendenza per poi dedicarsi al ridisegno del gruppo, tuttora alle prese con un progetto, quello del “bancone” che prevede l’esodo di quasi 5 mila dipendenti e il taglio di 180 ben remunerate poltrone da consigliere ai vari livelli? Attendiamo di leggere i vostri spunti qui, sulle pagine di Bluerating.

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