Il fascino del mattone non conosce crisi

Si potrebbe dire: se credete nella ripresa (o quanto meno non credete in una nuova recessione), scommettete sul mattone, proponendo ai vostri clienti di sottoscrivere fondi immobiliari. Dopo tutto nel primo semestre dell’anno, nonostante le incertezze e la volatilità dei mercati, in Italia ha registrato una raccolta pari a 328 milioni di euro, mentre gli asset dei fondi sono cresciuti fino a sfiorare i 22,2 miliardi di euro (+0,5% sul semestre precedente, +8,4% su base annua), anche grazie al lancio di 10 nuovi fondi (in verità tutti dedicati ad investitori qualificati), di cui 8 di tipo non speculativi, 6 costituiti mediante apporto e 4 in modo ordinario.

 

A fine semestre il numero di prodotti censiti era salito a 163 unità e non è detto che entro fine anno altri prodotti non possano sbarcare sul mercato. Se per il momento il target resta quello degli investitori istituzionali e non della clientela retail, qualcosa  potrebbe cambiare nei prossimi mesi. Da un lato, infatti, si scorgono ovunque segnali di graduale stabilizzazione non solo in Italia, ma anche su importanti mercati come quello americano, dove in luglio i prezzi sono saliti di uno 0,6% nonostante si temesse che il venir meno degli incentivi fiscali per la prima casa potesse tradursi in una nuova “gelata” di transazioni e prezzi.

 

Dall’altro ovunque nel mondo le banche si sono trovate in questi mesi a dover sostenere finanziariamente gruppi immobiliari nei cui confronti erano molto esposte (valga per l’Italia il caso Risanamento, peraltro non unico) e per rientrare degli affidi debbono sperare di collocare nei prossimi anni a prezzi in crescita una parte consistente del patrimonio immobiliare dei loro debitori. Ci sarà insomma offerta qualificata, specie per la parte alta del mercato residenziale e per il mercato commerciale, che dovrà essere indirizzata nei portafogli di investitori grandi e piccoli attraverso il lancio di nuovi prodotti.

 

Unico neo, non da poco, è lo scenario dei tassi: il settore immobiliare si muove infatti in direzione inversa rispetto al costo del denaro e se anche ora i tassi sono ai minimi storici l’eventuale rialzo che dovesse intervenire a partire dall’anno venturo rischia di rallentare la ripresa del mercato dirottando almeno una parte della domanda di investimenti “sicuri” nuovamente sui titoli di Stato (oggi acquistati più per sfruttare futuri capital gain che non per le cedole).

 

Voi che ne pensate, vale la pena di provarci? O preferite adottare altre strategie per quella parte di clienti che non vogliono correre rischi con gli investimenti azionari? Fateci sapere le vostre opinioni al riguardo, come sempre sulle pagine di Bluerating. 

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