Le prime parole di Federico Ghizzoni, nominato nuovo ad di Unicredit, sono nel segno della continuità: “Il gruppo è molto forte – ha detto ieri da Varsavia dove il Cda lo ha incoronato all’unanimità – continuiamo così come abbiamo fatto fino ad ora”. Stesso registro per il presidente Dieter Rampl, assieme alle fondazioni azioniste “regista” del passaggio da Profumo a Ghizzoni: “Il mandato del nuovo ad – ha detto – sarà quello di rafforzare il posizionamento di Unicredit come banca leader in Europa proseguendo il lavoro svolto dal suo predecessore” e “il nostro impegno verso i mercati dei paesi dell’Europa centrale e orientale”.
Dunque che cosa cambia, si chiede questa mattina il quotidiano La Stampa, con l’arrivo di Ghizzoni? “Praticamente nulla”, gli risponde un consigliere. Non è però del tutto esatto: a cambiare sarà il rapporto tra management e azionisti. Rispetto al Profumo che spesso si trovava in una posizione spesso opposta rispetto agli azionisti e che rivendicava una forte autonomia, Ghizzoni parte già con un profilo diverso: è lui l’uomo che sia Rampl che le fondazioni azioniste, dopo aver cacciato Profumo, hanno scelto per poter recuperare quel ruolo perso con l’ex ad. E che verrà affiancato, sempre per volere dei soci, da uno o due direttori generali (in pole c’è Nicastro ed eventualmente Fiorentino?). La ridefinizione della nuova governance, che sarà più “collegiale”, slitterà al prossimo consiglio del 3 novembre, quando Ghizzoni dovrà presentare le sue proposte.
Nella sua funzione di ad, Ghizzoni è diventato membro di diritto sia del comitato permanente strategico, sia del comitato governance, hr and nomination di Unicredit.