Basilea3, Abi: “incentivo perverso a fare finanza”

Ironia della sorte: Basilea III, nata per rafforzare ulteriormente i patrimoni delle banche e ridurre il rischio di credito, potrebbe spingere gli istituti ad aumentare le attività di trading a scapito di quelle commerciali. A lanciare l’allarme, a pochi giorni dalle nuove accuse lanciate da Giulio Tremonti contro i “bankers tornati a piede libero a speculare”, è il direttore generali dell’Abi Giovanni Sabatini ai margini dell’incontro del Fmi a Washington.

La nuova normativa in discussione, «che incide negativamente sulla capacità reddituale delle banche commerciali – ha messo in guardia Sabatini – rischia di rappresentare un incentivo perverso a fare finanza». Per le banche commerciali in particolare si tratta infatti di «un set di regole molto penalizzanti». «In parte l’affermazione di Tremonti è vera» afferma dunque, paventando anche il rischio che per recuperare redditività le banche optino per attività di investimento a scapito di quelle più tradizionali.

«Al momento per le banche italiane questo non accade, ma in teoria è una strada attraverso cui recuperare redditività. Ma siccome questo nessuno lo vuole – afferma il dg dell’Abi – chiediamo attenzione a che le nuove regole non penalizzino troppo le banche commerciali». E tale proposito sottolinea anche che «la tassa sulle banche per gli istituti italiani sarebbe inaccettabile».

Al momento le banche d’investimento «stanno uscendo meglio dalla crisi»: Sabatini ha ricordato infatti che il Roe delle banche italiane e spagnole (che tradizionalmente in Europa svolgono il ruolo di banca commerciale, con oltre il 60% dell’attività rappresentata dai crediti all’economia, e la componente dell’attività finanziaria molto ridotta) «negli ultimi tre anni è in calo, mentre le altre che hanno un profilo di rischio più elevato hanno maggiore redditività». E proprio da questa considerazione scaturiscono anche i timori per gli effetti di Basilea3. Nessun allarme bonus, invece: secondo Sabatini il fenomeno dei maxi stipendi dei banchieri «credo che per le banche italiane non sia mai stato un problema».

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