400 miliardi sul tavolo da oggi fino al 2013

Private equity alla riscossa? L’industria, piuttosto, sta scaldando i motori. I numeri, per quanto all’insegna della ripresa, sono ancora bassi, ma gli operatori preferiscono guardare il bicchiere mezzo pieno. Aumentano le operazione di merger and acquisitions e in particolare quelle (ma di poco) realizzate da private equity, i quali però devono ora vedersela con la competizione esercitata dalle società corporate, tornate in campo più agguerrite di prima. Queste ultime sembrano meglio equipaggiate delle prime perché dopo la crisi hanno pulito i bilanci e rafforzato i patrimoni, mentre gli operatori di private equity, all’indomani dello scoppio della bolla di liquidità, sono costretti a ridurre la leva, con le banche che hanno ridotto i cordoni del credito. Dalla loro, però, c’è la necessità di piazzare la liquidità raccolta presso gli investitori: secondo i dati elaborati dal gruppo Prequin, i fondi hanno circa 400 miliardi di dollari da investire di qui al 2013, pena la recessione dei commitment sottoscritti con gli investitori.
Il ritorno in campo del private equity, insomma, sarà determinato anche dalla necessità di non chiudere i battenti, costi quel che costi: non a caso, come spiega un operatore del settore, negli ultimi mesi si è assistito a delle offerte al rialzo, circostanza piuttosto anomala nel mondo dei private, dove la logica è sempre stata quella di accaparrarsi le società target a prezzi interessanti. In Italia poi, la pressione esercitata dalle grandi case di buy out internazionali sui rispettivi team locali sta crescendo: in mancanza di operazioni, infatti, non è un mistero che le sedi dislocate siano le prime a essere tagliate. Di qui l’urgenza a chiudere le operazioni.

Trovi tutti gli approfondimenti
sul mondo della consulenza
su Advisor.
Tutti i mesi in edicola.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!