Puddu “Rispondo a chi smette di fare il promotore”

Sono rimasta molto colpita dalla lettera del promotore finanziario che ha dichiarato di aver lasciato la promozione finanziaria per aprire un bar! La notizia rappresenta, in modo enfatico, la situazione dell ‘80% dei promotori finanziari. Ciò non significa, ovviamente, che l’80% dei promotori stia meditando di aprire un bar ma significa, invece, che la gran parte dei promotori, se potesse, se avesse il coraggio, la voglia, la capacità e l’opportunità, invertirebbe la marcia per svolgere un’attività diversa.

Dico l’80% perchè è noto che, nelle reti di distribuzione finanziaria, la “pacchia” appartiene ad un misero 20% degli addetti. Chi guadagna o straguadagna è perchè ha un portafoglio importante (costruito con fatica nel tempo oppure “ereditato” più o meno virtuosamente grazie alle cessazioni di altre colleghi) oppure perchè vive la straordinaria ed appagante realtà del manager di rete che conta le overrides mentre la base sgobba, si stressa e produce fatturato.  Tra i managers di rete ci sono anche i casi di eccellenza ovvero di managers che si guadagnano i loro soldi rendendosi utili al gruppo che coordinano ma si tratta di rarità. Ho conservato molti amici e amiche nel mondo della promozione finanziaria ed ogni volta che li sento emerge una profonda delusione verso la professione e verso le strutture di appartenenza. Poi c’è il mercato con la sua difficoltà crescente e binaria; da un lato il mercato finanziario tout court e dall’altro il mercato inteso come clientela di riferimento nel quale i risparmiatori appaiono sempre più disillusi, diffidenti e incapaci di distinguere il bene dal male che si offre quasi annientando, di fatto, l’utilità del bene e l’enstusiasmo di chi lo porta. Del resto, questo atteggiamento è dell’Italia in tutti gli ambienti. Il nostro paese è stanco, depresso, opaco, corrotto, demotivato, incompetente, decadente e diffidente; particolarmente è diffidente perchè la cultura che si è progressivamente imposta, in ogni ceto sociale, è quella del raggiro, della ricerca del denaro abbondante, rapido e facile facendo leva su furberie di ogni genere  più che sul lavoro e sulla competenza. Quindi l’assioma imperante è: sono furbo, tutti furbi! Povera Italia corrosa dal cancro del disperato qualunquismo del quale ha ben raccontato, su Corsera, Ernesto Galli Della Loggia.
La realtà attuale della promozione finanziaria è un esempio dei mali del nostro paese. Un esempio ed insieme il frutto di decenni nei quali l’attività dell’industria finanziaria casalinga ha fatto di tutto per spennare le sue galline fino all’ultima piuma tanto da portarle alla morte per assideramento, d’inverno, quando i mercati non aiutano ma remano contro..I numeri confermano la tendenza in atto; dal 2002, si sono persi, circa, 10.000 iscritti all’albo APF. Sono convinta del fatto che, ancora, migliaia e migliaia di promotori, d’ora in poi, chiederanno la cancellazione dall’Albo. Molti di essi sono già inattivi da tempo e conservano l’iscrizione all’albo solo perchè ancora dubbiosi sul futuro professionale o, ancora, perchè, italianamente, convinti dell’utilità della certificazione di appartenenza ad una categoria professionale. Della serie; “non si sa mai..” ma solo fino a quando non sarà definitivamente chiara l’inutilità dell’iscrizione.

Ma il disperato qualunquismo sta per sotterrarci tutti perchè mentre noi viviamo questa vita sedata, fuori dai nostri confini c’è una vitalità prorompente e forte del desiderio di vincere! C’è un esercito infinito di soggetti in cerca di spazi alla conquista di un tenore di vita degno della vita stessa. Il disperato qualunquismo dovrà essere superato. Questo disperato qualunquismo è codardo, borghese nella peggiore accezione. Decodificato è: non c’è nessuno di cui possa fidarmi, non posso far niente per influire e migliorare la realtà quindi mi chiudo, ermeticamente, nel mio pascoletto, bruco la mia erba, ingrasso me e la mia famigliola e buonanotte ai suonatori, gli altri si arrangino! Dal mio punto di vista, questo atteggiamento è indefinibile, perchè tanto è il disprezzo che provo che non riesco a trovare le parole per descriverlo. Non accetto tale atteggiamento neanche per la categoria dei “deboli” o mediocremente dotati di risorse e capacità intellettuali [che, in quanto tali, potrebbero indurre alla tolleranza] perchè, anche ai livelli più bassi la vita deve conservare la sua dignità. Abbiamo, tutti, l’obbligo esistenziale di cercare e trovare qualcuno al quale riconoscere la nostra fiducia incondizionata. Qualcuno in cui credere e da seguire rinforzandolo per progettare un’Italia nuova, con un nuovo slancio economico e culturale che trasformi il nostro paese in un esempio di eccellenza planetaria.Partiamo comodi. La nostra storia ci ha lasciato risorse straordinarie. Madre natura ha dato il meglio di sè disegnando e dipingendo il nostro territorio. Abbiamo grandi uomini e grandi donne! Non lasciamoli vivere e morire nel silenzio e nell’indifferenza del disperato qualunquismo. Riconosciamoli! Staniamoli per affidarci alla loro guida affinchè abbiano la forza di trascinare anche i qualunquisti più disperati verso un nuovo rinascimento italiano che potrebbe germogliare di nuovo [perchè no?] a Firenze! Encomiabile, nel senso esposto, il coraggio del promotore che chiude il suo capitolo sgradevole ed apre un bar! Mi piacerebbe, un giorno, andare a trovarlo per assaggiare il suo caffè ed i suoi dolcetti. Ha deciso di prendere in mano la sua vita, ha deciso di starvolgerla per cambiarla accettando nuovi rischi. Questo è vivere con dignità. Gli auguro un grande successo e lunga vita.
 
Giannina Puddu
Presidente Free&Partners
Presidente ASSOFINANCE

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