Mussari e la guerra dei salari bancari

In Italia “non c’è più spazio per automatismi negli aumenti salariali legati all’inflazione prevista”. Questa l’opinione del presidente dell’Abi Giuseppe Mussari nel corso del suo intervento all’iniziativa Vedrò. “Io la chiamo una scala mobile di seconda generazione – ha aggiunto – che non possiamo più permetterci. Dobbiamo avere maggiori salari ma nella misura in cui aumentiamo la produttività e il fatturato”, un cambio che va fatto “soprattutto per il futuro delle giovani generazioni”.

Intanto la Uilca e la Fiba Cisl criticano le parole del presidente dell’Abi Giuseppe Mussari . “Invito il presidente Mussari ad essere più prudente e non lasciarsi prendere da una Marchionite acuta che può portare solo ad un irrigidimento delle parti” afferma in una nota il segretario generale della Uilca Massimo Masi. “È inutile convocare tavoli sulla produttività cercando di coinvolgere i sindacati confederali e la Confindustria se non si ha il coraggio di prendere atto che ben 52 contratti nazionali sono stati sottoscritti (anche dalla Cgil non firmataria dell’accordo del 22 gennaio) che prevedono l’Ipca e quindi aumenti economici derivanti dall’inflazione. Dei proclami e delle prese di posizioni che servono solo a creare divisioni e lacerazioni siamo già stanchi”. “Perseverare diabolicum” è invece il commento di Anna Maria Furlan segretario confederale della Cisl e Giuseppe Gallo, segretario generale della Fiba Cisl. L’Abi, prima ancora di applicarlo, disdetta di fatto l’Accordo interconfederale che ha firmato, recalcitrante, come ultima tra le associazioni imprenditoriali. “Si tratta di un atteggiamento di grave irresponsabilità che nega ai lavoratori del credito, l’adeguamento ex post dei salari all’inflazione reale”, concludono

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