di Luca Spoldi
Evitando toni ed espressioni non rispettose dell’altrui dignità (come sempre, del resto, vi chiediamo cortesemente), si segnala questa settimana l’intervento di un nostro lettore che prova a riportare la discussione, spesso accesa, tra le due fazioni (favorevoli e contrari all’azienda di Ennio Doris) sui giusti binari, anche se sospettiamo che il carattere nazionale, che da secoli divide gli italiani in guelfi e ghibellini, bianchi e rossi, tifosi di Coppi e di Bartali, tornerà a riaffiorare nelle prossime settimane. “Trovo giusto che i colleghi di Banca Mediolanum difendano la loro azienda e il loro lavoro dalle critiche che noi facciamo (ma non critichiamo la loro professionalità e correttezza, bensì l’impostazione stessa del modo di lavorare di un’azienda come, appunto, Mediolanum)” spiega il nostro lettore, aggiungendo: “chiedo però ai colleghi di Mediolanum di non rispondere alle precedenti critiche con argomentazioni quali l’invidia o una presunta incapacità di svolgere questo mestiere all’interno di una banca come Mediolanum”.
Per un motivo molto semplice, aggiunge il lettore: “Molti vostri colleghi o ex colleghi (come me) vengono da altre banche o altre reti. A questi, durante le riunioni, viene chiesto di parlare (ovvero di criticare) le ex aziende. Loro, secondo i vostri criteri, non sono stati capaci nel lavoro svolto in precedenza? Non sono invidiosi per i risultati che quelle banche possono raggiungere senza di loro?” E allora, “alle critiche oggettive rispondete con argomentazioni oggettive, non frasi fatte” e “al collega che menzionava i risultati, +34% Morningstar nel periodo 2009/2011, ricordo che voi siete quelli del lungo periodo (7/10 anni)”, “a chi afferma che annulla le commissioni, desidero ricordargli che siete i sostenitori accaniti dei Pac e lì, il 36% di commissioni sui primi 18 mesi non è certo possibile azzerarlo”. Si attendono ovviamente le legittime risposte degli interessati.