Se la banca conta più del cliente

Di Fabrizio Tedeschi
È stato pubblicato il documento di consultazione sulle semplificazioni di prospetti e regole relativi alle obbligazioni bancarie. Ottima cosa semplificare: gli intermediari potranno collocare le obbligazioni bancarie con meno adempimenti, costi e tempo perso in burocrazia. La proposta Consob non desta preoccupazione per questo, anzi forse si potrebbe fare di più. Il punto critico è la prevalenza della stabilità delle banche sull’interesse del cliente. In Italia la raccolta bancaria tramite obbligazioni è abnorme in raffronto agli altri paesi europei. Ha raggiunto il 63% del totale ed è prevalentemente rivolta (80%) alla clientela retail. Il peso delle obbligazioni bancarie nei portafogli delle famiglie italiane è salito dal 2 all’11% dal ‘95 al 2009, contro una media europea che è rimasta tra l’1 e il 2%.

In soldoni (quelli veri) sono le famiglie a sostenere le banche. Giustamente la Consob è intervenuta in questa situazione, dove è facile immaginare che l’interesse del cliente non sia stato sempre la prima causa dei collocamenti, con la comunicazione in merito ai titoli illiquidi, che ha reso più trasparente il mercato. Ora l’Autorità ritorna sull’argomento per smentirsi parzialmente. Lo fa nell’ultimo capoverso del documento di consultazione, quasi in un momento di distrazione o forse contando nella stanchezza del lettore. In breve, la Consob ci dice che per portafogli fino a 30/50 mila euro non sarà necessario sindacare il rischio di concentrazione e di conseguenza si potrà investire anche tutto il portafoglio del cliente in obbligazioni bancarie di uno stesso emittente, purché si tratti di obbligazioni semplici.

Con buona pace quindi del principio di differenziazione del rischio e soprattutto della consulenza che l’intermediario dovrebbe dare al proprio cliente. È molto evidente come la necessità di incrementare e soprattutto stabilizzare nel tempo (fino a 5 anni) la raccolta bancaria ha fatto premio sull’interesse del cliente. Non per nulla in un momento di crisi del mercato interbancario, vera e propria crisi di liquidità, le banche hanno fatto disinvestire dai fondi comuni i propri clienti per trasferirli sulle obbligazioni della casa. Il proprio interesse ha prevalso su quello del cliente, con buona pace di tutte le norme che predicano il contrario. Ora la Consob ci dice che i piccoli portafogli (da 30 a 50 mila euro) possono essere investiti in obbligazioni emesse da una sola banca senza considerare né il rischio di concentrazione né il conflitto d’interesse. Viene da chiedersi su che cosa possa esplicarsi il servizio di consulenza che molti intermediari si piccano di prestare in tutte le operazioni in strumenti finanziari. Probabilmente si farà consulenza sulla duration e sul tasso fisso e variabile di una sola banca, non si procederà a raffrontare i rendimenti, i diversi rating degli emittenti e altre situazioni che sono valide anche per i piccoli portafogli.

Almeno si prenda atto di una situazione: se non si può valutare il rischio di concentrazione al di sotto di una soglia minima di portafoglio (concetto discutibil e ) , allora si chiarisca che costoro (tapini) non hanno diritto alla consulenza, ma solo alla semplificazione. In realtà non dovrebbe essere così. La clientela minuta e familiare si rivolge spesso a banche piccole, senza rating, che emettono titoli illiquidi perché senza mercato. Queste famiglie, se hanno la forza finanziaria di investire qualche decina di migliaia di euro, hanno il diritto di farlo diversificando l’emittente, perché per loro, che spesso si servono di una sola banca, il default di quella piccola banca, pur con tutti i fondi di garanzia del caso, sarebbe un vero disastro. Sarebbe meglio anziché fare norme a favore delle banche e a scapito dei piccoli risparmiatori prevedere il contrario, ad esempio stabilendo una volta per tutte che benvenga l’obbligazione bancaria semplice, Ma che almeno renda più del titolo di stato con la stessa scadenza

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