Svedberg (East Capital), nella bufera dei mercati scommettere sugli emergenti

Marcus Svedberg, Capo Economista della società di gestione indipendente East Capital, specializzata nei mercati finanziari dell’Est Europa e Cina, commenta la crisi del debito negli Stati Uniti e nell’Area Euro.  E consiglia agli investitori di puntare sui mercati emergenti.

“Ci vorrà molto tempo prima di risolvere il problema del debito negli Stati Uniti e nell’Area Euro, ma i mercati emergenti, in crescita e con un debito contenuto, dovrebbero risultare più interessanti per quanto riguarda gli investimenti nel medio/lungo termine.
I mercati azionari mondiali hanno continuato a perdere all’apertura delle Borse lunedì dopo la decisione storica di S&P di declassare il debito degli Stati Uniti.

Le reazioni al downgrade erano prevedibili; le autorità americane si incolpano vicendevolmente e accusano S&P, la Cina critica i politici americani per non essersi assunti le loro responsabilità, mentre gli investitori sono preoccupati per le nuove aspettative di crescita negli Stati Uniti e si rivolgono verso gli investimenti più sicuri. Forse S&P ha fatto veramente qualche errore di calcolo ma la questione non cambia di molto e aumenta il numero dei paesi che corre il rischio di veder declassare il proprio rating.

I cinesi non sbagliano necessariamente quando incoraggiano i politici americani a concentrarsi sul deficit di bilancio anziché sull’immissione di liquidità sul mercato. La Cina è parte interessata poiché detiene una posizione consistente in titoli del Tesoro ma difficilmente Washington darà ascolto a Pechino (così come la Cina ignora le richieste degli Stati Uniti di una rivalutazione della moneta). Lasciamo per un attimo da parte il gioco d’accuse che tuttavia non è di scarsa importanza; infatti una delle ragioni della debolezza dei mercati la scorsa settimana è che la gente è stanca dei conflitti politici che mettono a rischio l’economia del paese.

I mercati azionari emergenti hanno subito una brusca correzione dato che molti capitali lasciano i mercati azionari per dirigersi verso i titoli del Tesoro americano, con rendimenti di conseguenza molto bassi.  Questi investitori non sembrano eccessivamente preoccupati per la revisione al ribasso del rating da parte di S&P, mentre temono il deterioramento delle previsioni di crescita per l’economia americana e globale. Ovviamente è molto difficile prevedere la direzione che prenderanno i mercati in quanto gli investitori sono piuttosto agitati e la reazione politica appare incerta.

Indipendentemente dalla reazione/risposta a breve termine, vale la pena indicare alcuni aspetti:
•    Una soluzione a breve termine, necessaria a tranquillizzare il mercato e a stimolare nuovamente la crescita, non risolverà i problemi sottostanti negli Stati Uniti e nell’Area Euro. Una nuova fase di allentamento quantitativo, gli acquisti di obbligazioni da parte della BCE, i tagli fiscali e così via non ridurranno l’onere del debito, anzi lo incrementeranno.
 
•    Ci vorrà molto tempo prima di risolvere il problema del debito sottostante anche se i politici negli Stati Uniti e nell’Area Euro si coordinano e iniziano ad affrontare i problemi reali. È facile essere pessimisti tuttavia il mercato (comprese le agenzie di rating) può spingere i politici a intervenire.
 
•    Il problema è aggravato dal fatto che non solo la politica ha vissuto oltre i propri mezzi, ma anche consumatori e imprese in Europa occidentale e Stati Uniti sono eccessivamente indebitati; ciò significa che il processo di consolidamento dovrà essere di ampia portata, col rischio di produrre un impatto negativo sulla crescita.
 
•    I mercati emergenti che crescono rapidamente e presentano un indebitamento limitato sembrano più interessanti nel medio/lungo termine anche se duramente colpiti dal sentiment negativo a breve termine.
Nonostante alcuni mercati emergenti, come Russia e Corea del Sud, durante l’estate siano riusciti a superare il sentiment macroeconomico negativo a livello globale, pochi (ammesso cene sia qualcuno) saranno in grado di resistere di fronte alla corsa degli investitori verso la sicurezza (percepita).

Siamo ancora convinti che sia produttivo investire sulla base dei fondamentali nel lungo termine e vogliamo chiudere con alcuni dati importanti. I mercati emergenti rappresentano circa il 50% dell’economia globale, il 75% della crescita economica e delle riserve valutarie ma meno del 25% del debito sovrano e solamente il 13% dell’indice azionario globale.

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