Dal 1968 una storia di innovazione finita nel circuito Intesa Sanpaolo

L’aria di Borsa, Banca Fideuram l’ha già respirata. Fa strano ricordarlo, considerando che poco più di un anno fa il ritorno alla quotazione ha subito un rinvio a causa delle condizioni del mercato. È il marzo del 2010 quando Intesa Sanpaolo e la controllata Banca Fideuram depositano presso le autorità la documentazione relativa alla richiesta di ammissione alla quotazione delle azioni ordinarie sul Mercato telematico azionario.

Tre mesi dopo, marcia indietro. Citando condizioni di mercato non favorevoli, il 22 giugno Intesa Sanpaolo comunica di non voler procedere nell’immediato all’ipo di Banca Fideuram. Così, il cammino verso la Piazza degli Affari si blocca. La storia di Fideuram inizia oltre quarant’anni fa, nel 1968, quando l’Imi (Istituto mobiliare italiano), allora controllato dal Tesoro, la acquisisce con l’obiettivo di iniziare a operare nel settore dei fondi comuni d’investimento. Nel 1992 nasce Banca Fideuram. La svolta si deve alla fusione di due società dell’Imi: Banca Manusardi, già quotata alla Borsa Valori di Milano, e Fideuram. Il titolo resta quotato con il nuovo nome e nel 1996 entra nell’indice delle blue chip italiane, il Mib 30.

Dalla Borsa esce undici anni più tardi, nel 2007, quando l’Imi è ormai nel San Paolo di Torino e il San Paolo è dentro Banca Intesa. A seguito dell’esito positivo dell’opa residuale di Eurizon Financial Group, le azioni di Banca Fideuram abbandonano l’Mta. Con la riorganizzazione delle attività del gruppo Eurizon, Banca Fideuram passa al 100% sotto il controllo diretto di Intesa Sanpaolo. Nel 2002, intanto, Banca Fideuram ha acquisito Sanpaolo Invest sim. Le reti crescono ancora con il perfezionamento, nel giugno del 2011, della cessione a Banca Fideuram del 100% del capitale sociale di Banca Sara detenuto da Sara Assicurazioni.

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