AcomeA porta il Financial fitness in Italia

Una delle maggiori barriere al risparmio e all’investimento è rappresentata dalla scarsa conoscenza delle più elementari nozioni in tema di finanza personale, “ne siamo convinti da sempre ed è per questo che promuoviamo in tutta Italia, in partnership con i nostri collocatori, le iniziative di Financial Fitness, nelle quali il promotore o il consulente finanziario può proporre ad AcomeA una serata clienti da svolgere sul proprio territorio di competenza, e coinvolgere i clienti che desidera far intervenire, come spiega Matteo Serio, Direttore Commerciale di AcomeA SGR.

Il Financial Fitness, che deriva dall’esperienza anglosassone, è una nuova modalità con cui guardare alla finanza personale, con semplicità e chiarezza, rivolto a coloro che desiderano migliorare la propria consapevolezza nelle scelte d’investimento e quindi migliorare i risultati dei propri risparmi.

Nel corso della serata di giovedì 17 novembre, in una delle sale del locale “L’altro me” di Monza, AcomeA SGR ha tenuto, su richiesta di Ernesto Cagliani, Alessandro Dodi e Carlo Galbiati, promotori di Banca Sai, una sessione di Financial Fitness.

Nella presentazione di Giordano Martinelli, Vice Presidente e socio di AcomeA SGR, sono stati spiegati i principali errori metodologi nell’approccio con il mondo degli investimenti.

“Non occorre essere un premio nobel per mantenere in forma il proprio portafoglio; la finanza non è complessa come sembra, tuttavia esistono ancora aziende che promuovono un modello di business focalizzato sul mantenere i clienti in uno stato di ignoranza”, questa è la premessa fornita da Martinelli nel corso dell’incontro, che è stato raccontato in diretta sulla pagina Twitter di AcomeA SGR. 

A rischi maggiori corrispondono rendimenti maggiori, “questa è la prima regola che devono accettare gli investitori; i tecnicismi della finanza hanno cercato di mascherarla, con i risultati che tutti conosciamo“, prosegue Martinelli. Il rischio quindi non necessariamente deve avere un’accezione negativa, in quanto è l`elemento necessario per ottenere rendimento. 

Le famiglie italiane hanno la maggiore percentuale di risparmio al mondo ed oggi dispongono di una ricchezza pari a sei volte il debito dello stato, risulta quindi fondamentale che questo valore venga gestito nel migliore dei modi, eppure gli investitori italiani continuano a commettere gravi errori.

Dal 1985 al 2004 in Italia l’industria dei fondi ha prodotto una performance del 280%, mentre gli investitori hanno guadagnato solo il 60%. Questo risultato negativo è stato dovuto in primo luogo all’ottica di breve periodo. In media un italiano tiene un fondo per 2,5 anni, ma i fondi sono uno strumento di medio e lungo termine. “Se prendiamo il treno per andare a Roma, e scendiamo alle stazioni di Bologna e Firenze, non possiamo lamentarci con le ferrovie per averci impiegato 12 ore anzi 4 ore, con i fondi i risparmiatori hanno fatto un errore simile, uscendo frettolosamente dai prodotti d’investimento che andavano mantenuti per un maggiore arco temporale”, conclude Martinelli.

Se togliamo i 25 mesi maggiormente positivi per i listini, 100 dollari investiti nel 1928 nell’indice statunitense Standard & Poor’s 500 sarebbero rimasti invariati, ovvero avrebbero comportato una grossa perdita in termini di potere d’acquisto, al contrario includendo i 25 mesi in questioni si sarebbero ottenuti 3.855 dollari, ovvero un rendimento annuo composto del 5,5%. 

“Nessuno ha la sfera di cristallo, quindi per scegliere gli investimenti non bisogna fare previsioni, ma capire le proprie esigenze finanziarie e conoscersi emotivamente, per evitare di vendere sui minimi spinti dalla paura”, conclude Serio. 

Soddisfazione per l’evento è stata espressa da parte di Guido Petrone, Area Manager di Banca Sai, e dei promotori che hanno richiesto ad AcomeA SGR l’organizzazione dell’evento.

“Sono molto soddisfatto della serata perché ho trovato in AcomeA SGR un interlocutore competente, ma soprattutto che sa comunicare e ha il coraggio di parlare ai risparmiatori dicendo le cose come stanno, una cosa molto rara nei mercati finanziari”, termina Galbiati.
 

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