Mps, per il 2012? Almeno replicare il 2011

Erano 828 in tutta Italia (74 più di un anno prima) i promotori finanziari attivi per conto di Mps Promozione Finanziaria a fine dicembre scorso, a brindare a un anno, il 2011, certamente impegnativo ma che non è stato avaro di soddisfazioni per gli uomini del gruppo senese. In particolare, grazie a una raccolta netta positiva per 677 milioni di euro (calcolando una consistenza media della rete di 790 promotori, questo significa circa 855mila euro circa di raccolta netta per ogni professionista della squadra di Giacomelli), lo stock di raccolta complessiva è salito a fine anno a 6.176 milioni di euro, di cui 4.397 riferita a prodotti e servizi di risparmio gestito e 963 milioni di amministrato. Il che vuol dire che il portafoglio medio di ogni professionista del gruppo è passato nel corso dell’anno da circa 6,6 milioni di euro a 7,45 milioni a fine anno, con una prevalenza di gestito (circa 5,3 milioni per ogni promotore) rispetto all’amministrato (2,1 milioni circa).

Una crescita ragguardevole (+13% circa rispetto a fine 2010), specie in un anno come il 2011 che si è chiuso con una raccolta netta negativa di 40.823 milioni per l’intero settore del risparmio gestito italiano secondo i più recenti dati Assogestioni e con un patrimonio per i soli fondi aperti calato a 418,9 miliardi dai 437,1 miliardi di fine 2010. Ciò nonostante, il traguardo più volte individuato dalla maggior parte delle società che operano in Italia nel settore della promozione finanziaria di arrivare a un portafoglio per promotore non inferiore ai 10 milioni di euro resta ancora distante e se il Montepaschi ufficialmente dichiara che anche per il 2012 restano validi gli obiettivi perseguiti lo scorso anno, è difficile prevedere che tale traguardo potrà essere tagliato nel corso dei prossimi undici mesi.

Anche salendo di un ulteriore 13%- 15%, infatti, il portafoglio medio per promotore si attesterebbe a fine anno a 8,45- 8,55 milioni di euro, con una raccolta netta che per raggiungere tali livelli non dovrebbe essere inferiore a un milione di euro per promotore e dunque a oltre 800 milioni a livello complessivo di rete. Numeri che suonano già così ambiziosi visto il perdurare dello stato di incertezza presente sui mercati finanziari, anche se il calo dei rendimenti dei titoli di Stato visto in queste ultime settimane, se si consolidasse ulteriormente, potrebbe forse dare una mano consentendo di ampliare nuovamente la platea degli investitori potenzialmente interessati a prodotti di risparmio gestito e non semplicemente amministrato o a depositi vincolati ad alto tasso, buoni solo per parcheggiare la liquidità ma certo non tali da generare una redditività elevata per i promotori e comunque non particolarmente interessanti neppure sotto il profilo del funding per il gruppo di riferimento, vista la possibilità di ricorrere ad altre forme di rifinanziamento sul mercato, a cominciare dalla partecipazione alle operazioni di concessione di liquidità a lungo termine che la Banca centrale europea si prepara a offrire nuovamente a febbraio e che costerà decisamente meno (l’1% fisso per i prossimi tre anni).

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