Tre proposte da Banca Etica riguardo Basilea III

Da mesi è in atto un ampio dibattito nella comunità economica italiana ed europea circa la validità delle norme di Basilea III e l’opportunità di modificarle e integrarle per ridurne gli effetti pro ciclici. In questo senso appare interessante l’audizione tenutasi oggi davanti alla VI Commissione Finanze della Camera dei deputati di una delegazione di Banca Etica nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulle proposte europee di regolamento sui requisiti prudenziali per gli enti creditizi e le imprese di investimento (appunto le norme di Basilea III).

La delegazione era guidata dal presidente di Banca Etica, Ugo Biggeri e composta anche dal consigliere di amministrazione Sabina Siniscalchi, dal direttore generale Mario Crosta e dal vice direttore generale Pasquale Spani, precisa una nota dell’istituto che sottolinea l’apprezzamento per “lo sforzo di definire misure armonizzate a livello internazionale” e come Banca Etica condivida “le finalità dei provvedimenti volti a promuovere una maggiore resilienza del settore bancario”, m a sia “altrettanto consapevole che, per porre rimedio alle cause della crisi finanziaria esplosa nel 2007, il modello della “taglia unica” proposto da Basilea III è  inappropriato per le banche etiche e per gli istituti di dimensioni medio-piccole che operano  a livello locale”.

Banca Etica condivide in sostanza considerazioni già presentate alla Commissione da Abi, Assopopolari e Federcasse secondo cui il modello propugnato da Basilea III finisce “per penalizzare le banche che, come la nostra, praticano un tradizionale modello economico orientato agli impieghi a famiglie e imprese, sociali nel nostro caso. Queste banche non hanno in alcun modo contribuito alla degenerazione speculativa della finanza, ma anzi hanno continuato a svolgere un’importante funzione anticiclica, aumentando anno dopo anno i finanziamenti a favore dell’economia reale”, ribadisce la nota.

L’effetto complessivo di Basilea III secondo l’istituto “è imprevedibile, ma probabilmente sarà un settore bancario più concentrato, anche nei rischi, con meno banche a vocazione territoriale, meno competitivo, meno innovativo e con concreti rischi di credit-crunch verso i soggetti più deboli: le famiglie e le piccole imprese, anche quelle sociali”. 

Banca Etica, che sarebbe tra gli istituti penalizzati dai provvedimenti di Basilea III, ha continuato a fare il massimo per garantire supporto all’economia reale con un incremento degli impieghi del 24% su base annua nel 2011 e ha presentato alla Commissione tre proposte. Anzitutto introdurre anche per le imprese del “terzo settore” l’applicazione del Pmi Supporting Factor (pari al 76,19%), estendendo la proposta già formulata da Abi e Confindustria, Rete Imprese Italia e Alleanza Italiana per le Cooperative che prevede l’introduzione di un fattore correttivo da applicare nel calcolo dei “Risk Weighted Asset” per i prestiti alle PMI, tale da compensare l’incremento quantitativo del requisito patrimoniale minimo.

Inoltre Banca Etica chiede di azzerare l’assorbimento di capitale per le operazioni di anticipo di crediti verso la pubblica amministrazione da parte di organizzazioni del terzo settore, col doppio vantaggio “di dare maggiore ossigeno alle banche che intendono, come Banca  Etica, continuare a sostenere il terzo settore e consentirebbe alla pubblica amministrazione di continuare ad avere degli outsourcer che hanno dimostrato la loro professionalità nel tempo”.

Infine l’istituto propone di riconsiderare i termini di 90 giorni entro cui ritenere scaduto (“past due”) un prestito e valutare quindi la fattibilità di prevedere che, in modo permanente, i prestiti relativi a portafogli retail, al terzo settore e ad enti del settore pubblico, possano essere considerati scaduti solo dopo 180 giorni.

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