Schroders, faccia a faccia con i promotori

Alla fine degli anni Ottanta, Luca Tenani era un promotore finanziario. Lavorava per Banca Fideuram. Poi la carriera ha preso una direzione diversa. Gruppo Bnp Paribas, poi Ing, Citibank e alla fine Schroders. Classe 1965, Tenani è entrato in Schroders nel 2006 e oggi è alla guida dell’ufficio italiano come country head dell’asset management e responsabile distribuzione. È con lui che BLUERATING traccia un’anticipazione del roadshow che sta per partire.

Quanti partecipanti prevedete al roadshow che inizierà il 28 febbraio a Bologna e finirà il 20 marzo a Torino?

Come per le precedenti edizioni, ci aspettiamo di superare i 1.000 partecipanti per sei tappe. Le iscrizioni all’evento, riservato ai promotori finanziari e ai private banker, si possono effettuare direttamente attraverso il nostro portale. Consideriamo gli eventi una parte fondamentale del servizio che offriamo ai nostri partner: nel 2012 più che mai abbiamo deciso di investire nel rapporto con loro, rendendolo ancora più diretto e personalizzato.

Questa è l’edizione numero…

Quattro. Abbiamo varato la formula “itinerante” nel 2009. Prima prevedevamo due macroeventi, a Milano e a Roma. Successivamente abbiamo allargato il raggio ad altre città, proprio nell’ottica di una relazione più ravvicinata. Specialmente in fasi di mercato così delicate, essere vicino ai propri interlocutori è fondamentale.

Quanti sono i vostri partner?  Ci può dare un’idea anche solo indicativa?

Abbiamo più di 350 accordi con reti di promozione finanziaria, reti di private banking, banche, compagnie assicurative, oltre a gestori di portafoglio e clienti istituzionali.

Attraverso quanti pf distribuite i vostri fondi?

Lavoriamo praticamente con tutte le reti di promozione finanziaria italiane, a cominciare da colossi come Mediolanum, Banca Fideuram, Allianz Bank, Banca Generali e FinecoBank. Il nostro sito conta 6.500 promotori registrati, che rappresentano circa il 30 per cento del mercato, considerando il totale degli operatori attivi iscritti nell’Albo di categoria.

Voi però i promotori li incontrate anche in occasione dell’altro tour, lo Schroders Insite.

Rispetto al roadshow, nel quale intervengono gestori ed economisti internazionali, questa formula vede la partecipazione del team italiano, risultando più “intima” oltre che più capillare. Infatti noi prevediamo di toccare 36 città solamente nel primo semestre. I nostri sales manager incontrano ristretti gruppi di partecipanti per aggiornarli su prodotti e mercati e per scambiarsi le idee. Insomma, lo facciamo per essere ancora più vicini ai distributori e confrontarci con loro.

Cosa ci dice sul 2011?

Abbiamo chiuso con una raccolta netta positiva. Il 2011 è stato un anno a due facce, con un buon primo semestre e un secondo semestre di rallentamento. Ad ogni modo, abbiamo registrato una raccolta netta qui in Italia superiore ai 350 milioni di euro.

Qual è stato il vostro cavallo di battaglia?

In termini di asset class, indubbiamente il fixed income. Andando però oltre la dimensione di prodotto, riteniamo che i fondi con classi a distribuzione – ossia che distribuiscono una cedola periodica – stiano rispondendo in maniera efficace all’attuale fase di incertezza e al bisogno di “income” degli investitori. È un cavallo che stiamo cavalcando già dalla fine del 2010, con un’ampia gamma a distribuzione che a oggi conta 18 fondi con cedola per un totale di 52 classi d’investimento in euro e dollaro statunitense.

Novità in agenda?

Nel 2012 ci focalizzeremo sul tema dell’income generation, in termini trasversali rispetto alle asset class ovvero puntando su prodotti obbligazionari ma anche azionari e multi-asset. Sul versante azionario, è degna di nota la nostra strategia “dividend maximiser” che investe in aziende con alti dividendi e mira da un lato al potenziamento del reddito generato e dall’altro al contenimento del livello di rischio. Ciò grazie all’impiego di strumenti come le opzioni gestite dal nostro team degli investimenti strutturati. Sul fronte multi-asset, prevediamo il lancio di un nuovo prodotto denominato Global Multi-Asset Income, caratterizzato da una gestione dinamica dell’asset allocation, lungo le diverse classi d’investimento a seconda della fase di mercato, e da un approccio basato sul risk premium, individuato tramite sofisticati sistemi proprietari.

Lei ha iniziato come promotore. Cos’è cambiato in 20 anni?

Quando ho iniziato, nel 1986, l’offerta era decisamente più limitata: collocavo solo due fondi, entrambi di diritto lussemburghese. Con il tempo, il mercato è diventato ben più complesso e la gamma di soluzioni a disposizione è praticamente esplosa. Anche le esigenze dei risparmiatori sono diventate più sofisticate. Proprio per via di una tale complessità, il ruolo del promotore finanziario oggi è decisamente più delicato. Il pf è un “consulente” molto più di quanto non fosse 20 anni fa.

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