Quei quattro bilanci chiusi in utile

Diciamocelo: prometteva male. I conti trimestrali arrivati dopo l’estate lasciavano presagire una chiusura d’anno quantomeno insidiosa. E invece, con uno scatto di reni, quattro tra le principali reti italiane – le tre quotate più Fideuram – hanno archiviato il 2011 con una raccolta positiva e un conto economico in utile.

Prendendo in esame le quattro società citate, BLUERATING ha scelto di rimanere nel solco tracciato a fine 2011, quando propose ai suoi lettori un confronto dei numeri riportati nei nove mesi e nel terzo trimestre dell’anno. I profitti al 31 dicembre non sono quelli dell’anno passato: dove più dove meno, sono scesi.

“Il risultato consolidato dell’esercizio”, scrive per esempio Mediolanum sulla nota destinata ai giornalisti, “è stato penalizzato da rettifiche di valore per impairment dei titoli governativi greci in portafoglio e della partecipazione in Mediobanca, già al netto dei relativi effetti fiscali”. Anche per Banca Fideuram la diminuzione “è riconducibile essenzialmente alla svalutazione dei titoli governativi greci”. Però, tiene a precisare la società guidata da Matteo Colafrancesco, “l’utile netto consolidato normalizzato, calcolato escludendo le principali componenti non ricorrenti del 2011 al netto degli effetti fiscali, è risultato pari a 275 milioni”, ovvero in aumento del 18,9% rispetto al 2010.

“Per quanto riguarda Fideuram e Mediolanum”, dicono gli analisti sentiti da BLUERATING, “è evidente che le svalutazioni sui titoli greci hanno pesato. A risentirne di più è stata Mediolanum”. In generale, comunque, il quarto trimestre dell’anno ha segnato un miglioramento rispetto al periodo compreso tra luglio e settembre. È migliorato il clima sui mercati, quindi anche le performance fees. Hanno tutto sommato tenuto le commissioni di gestione, grazie al fatto – evidenziano sempre gli esperti – che le reti hanno raccolto abbastanza bene.

Le commissioni nette sono scese in Azimut, Banca Generali e Mediolanum. Unica eccezione è Banca Fideuram, dove sono cresciute del 2,5% anno su anno. Per le commissioni nette ricorrenti, in particolare, l’aumento è stato del 3,2%. Un balzo, si è appreso dalla nota diffusa dalla società, “attribuibile in gran parte all’incremento delle masse medie di risparmio gestito”.

Dunque fondi comuni, gestioni patrimoniali e prodotti assicurativi. Capitolo Borsa. Tolta Banca Fideuram, non quotata, tra gennaio e dicembre i titoli delle altre tre hanno espresso un andamento molto diverso. La chiusura d’anno è stata negativa per tutte e tre – Azimut ha perso l’8,3%, Banca Generali il 21,4%, Mediolanum il 3,8% – ma migliore rispetto a quella del Ftse Italia All Share, che ha lasciato sul terreno il 25%. Sullo sfondo resta intanto il braccio di ferro tra gestito e amministrato. Con qualche segnale di ripresa che – secondo i primi dati sul 2012 – sta arrivando proprio dal primo.

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