Promotori, oltre le Alpi c’è di più

La consulenza finanziaria formato Europa BLUERATING la respira un po’ tramite Vania Franceschelli, promotrice finanziaria di Allianz ma non solo. Dal 2011, la Franceschelli è membro del comitato esecutivo nazionale di Anasf. Per l’associazione ricopre anche l’incarico di responsabile dell’area estero. E non finisce qui: siede anche al consultative committee di Fecif, la Federazione europea dei consulenti e intermediari finanziari. Vania Franceschelli è appena stata a Montecarlo, al decimo forum internazionale della Convention of independent financial advisors (Cifa). Tema di questa edizione, le sfide della finanza nell’anno del voto politico negli Stati Uniti ma non solo.

Franceschelli, i consulenti in Europa sono preoccupati dalle riforme attese sul fronte delle regole e del mercato?
Vista la revisione di molte regole europee – Mifid 2, Prips, Imd – i cambiamenti possono rappresentare un rischio, ma anche un’opportunità. Direi che si percepisce che il legislatore non conosce a fondo la nostra professione e questo – vedasi la revisione dell’inducement – crea perplessità nel nostro mondo.

In Fecif si parla di proposte specifiche da girare a breve ai regolatori in modo da far sentire la voce dei consulenti? Voi di Anasf quali novità registrate?
Il Fecif presiede costantemente la relazione con il Parlamento europeo, intervenendo con proprie risposte alle interrogazioni sui singoli argomenti: Mifid, Imd, Prips, Mortage Directive, Crd IV, Iorp Directive, Uctis Directive, Directive on Insurance e Securities Law Directive. Noi di Anasf siamo in continuo contatto con Fecif, dal momento che coordiniamo i vari gruppi di lavoro sulla revisione di Mifid 2. E devo dire che, essendo le nostre risposte precise e puntuali, spesso fungono da capofila per le altre nazioni.

In generale, quali sono i problemi posti dal sistema finanziario internazionale in questo momento, su cui i consulenti stanno ponendo la propria attenzione?
Al forum Cifa si è evidenziato come l’alto debito degli Stati, la forte richiesta di tassazione e la conseguente bassa crescita preoccupino anche noi consulenti e la nostra clientela.

Come le difficoltà della finanza, le nuove regole e le riforme incideranno sulla professione?
In questo difficile contesto, io ritengo che abbia una sempre maggiore importanza la nostra professione al fianco dell’investitore spaventato sia dal contesto macroeconomico sia dalla continua instabilità dei mercati. L’attività del consulente sarà fondamentale per la tutela e l’incremento dei patrimoni della clientela. Per quello che riguarda Anasf e il futuro della professione, i fronti su cui stiamo puntando l’attenzione sono molti: dal ricambio generazionale all’educazione finanziaria, da azioni concrete per incentivare il risparmio a una regolamentazione che sottoponga alle medesime regole gli operatori del mercato.

Com’è la situazione sul fronte della remunerazione dei consulenti, nel Vecchio Continente? In che cosa l’Italia è vicina o lontana dagli altri Paesi?
La remunerazione dei consulenti è molto simile in tutti i Paesi europei. La cosiddetta remunerazione fee only è marginale, ricopre a livello europeo meno del 5% del mercato. Da un’indagine svolta da Fecif e appena pubblicata, il 46% degli intermediari europei è rappresentato da multi-tied agent, il 31% da tied agent, il resto da broker e adviser/planner. In Italia, dove prevale la figura del tied agent, lavora il 35% degli intermediari europei descritti. Il 60% opera nel Regno Unito e in Scandinavia, il 50% nel Benelux, il 20% in Polonia e Repubblica Ceca e solo un 10% in Francia, Portogallo e Grecia. I risparmi in Italia sono detenuti per un 61% dalle banche – analoga situazione in Francia, e in Spagna la percentuale sale addirittura al 74%), mentre nel resto d’Europa le famiglie si affidano a tied agent e broker. Questi sono dati che ci devono far riflettere su quanto margine di evoluzione abbia ancora il nostro lavoro in Italia.

Ci dica di lei. Perché ha deciso di fare il promotore finanziario?
Bella domanda. Diversi motivi. Vengo da un passato bancario e oggi sono un promotore del gruppo Allianz. Ho sempre cercato di costruire con il cliente un rapporto personale, di capire le esigenze e di cercare, assieme a lui, di soddisfarle. Questo è un mestiere che lo consente ma occorre dedizione, informazione, competenza ed etica. Non si può improvvisare. Il nostro mestiere, nel frattempo, è cambiato moltissimo. La nostra professione si è evoluta sempre più verso un modello di servizio centrato sulla consulenza al risparmiatore, che oggi più che mai ha bisogno di un’assistenza di qualità.

Ecco, appunto. Lei che cosa sta dicendo in questi mesi ai suoi clienti per tranquillizzarli?
La verità su ciò che sta succedendo. Cerco di dare al cliente notizie mirate, chiare e precise. Monitoro il rischio del portafoglio complessivo costantemente. È molto importante che la qualità del lavoro offerto sia di altissimo standing. Solo con un’attenta e costante pianificazione il cliente si rasserena, anche in momenti turbolenti.

Com’è nato l’impegno in Anasf?
Sono iscritta ad Anasf dal 2005. Nel 2007 è iniziato il mio impegno come consigliere regionale. Ho sempre creduto anche nella formazione, fiore all’occhiello di Anasf, e da tempo ho conseguito le certificazioni di Efpa. Sull’esempio dell’Inghilterra, che da anni promuove l’educazione nelle scuole, anche Anasf anni fa si è attivata con il progetto economic@mente. Purtroppo in Europa solo di recente altri Paesi hanno iniziato a comprendere l’importanza di fare educazione nelle scuole.

Uno dei cavalli di battaglia del presidente Maurizio Bufi è la formazione dei giovani pf e il ricambio generazionale: com’è la situazione all’estero?
La nostra professione è da sempre svolta da colleghi di età medio alta, spesso di provenienza bancaria. Anche all’estero c’è la necessità di un ricambio generazionale. Il mio compito è portare l’esempio di Anasf nel Fecif e diffonderlo.

Lei è l’unico membro donna del comitato esecutivo dell’Anasf: come sta cambiando il ruolo delle donne nella promozione e nella consulenza finanziaria in Italia e quali segnali invece arrivano dall’estero?
Malgrado la gerontocrazia maschile nel lavoro domini non solo in Italia, la presenza femminile nella consulenza finanziaria – seppure esigua – offre diversi benefici, tra cui una maggiore attenzione ai bisogni delle persone, uno stile diverso nella consulenza e l’umiltà di mettersi sempre in discussione. Il mio slogan è: “donne e finanza, affidabilità e competenza”. Ma voglio concludere con un ringraziamento: ringrazio Aldo Varenna, segretario del Fecif, per il lavoro svolto in questi anni per l’Anasf all’estero.

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