Aiuto, mi si è ristretto il patrimonio

Gli italiani, dati alla mano, sono sempre più disorientati. Si sentono sempre più poveri e sfiduciati nei confronti della politica. Di positivo, però, ci sono due aspetti. “La consapevolezza della strutturalità di questa crisi, che vogliono fortemente superare e la crescita di interesse nei confronti dell’educazione finanziaria”, sottolinea Andrea Beltratti, presidente del consiglio di gestione di Intesa Sanpaolo nel corso di un’indagine sul risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani 2012.

Un progetto del Centro Einaudi e di Intesa Sanpaolo (che lo gestisce da due d’anni, prima era appannaggio di Bnl), presentato alla stampa in mattinata a Torino, basato su un sondaggio Doxa effettuato tra gennaio e febbraio 2012 su un campione di 1.053 capifamiglia intervistati, correntisti bancari o postali. Ogni anno l’indagine affronta un tema monografico: quest’anno sono i baby boomers, che in Italia sono i nati tra il 1951 e il 1976. Un dato è certo: le famiglie vedono scendere il valore dei patrimoni. I portafogli di famiglia perdono il 9% del valore.

Cala la quota delle famiglie italiane che riesce a risparmiare dal 47,2% al 38,7%, cala il saldo tra chi ritiene sufficiente il proprio reddito e chi no dal 53,4% al 45,7%. Inoltre, il 46% delle famiglie italiane ha cominciato ad erodere la quota di ricchezza finanziaria accumulata negli anni. Un fatto strettamente correlato alla bassa crescita in Italia, considerando che negli ultimi 11 anni il Pil è cresciuto solo dello 0,18%. Così, tra la riforma pensionistica e la revisione dei beni immobili, le scelte finanziarie stanno cambiando e l’euro è percepito più che come una misura di austerità anziché come un processo verso la stabilità.

I bond si confermano il principale impiego finanziario degli italiani. Mentre gli investitori in azioni negli ultimi cinque anni sono il 12,5%, lo stesso valore del 2011.

“Quasi la metà (47,3%) del campione dichiara che investire è diventato più difficile rispetto all’anno precedente: al primo posto (25,7%) la difficoltà a comprendere il rischio legato ai diversi impieghi. Per questo, il principale obiettivo è la sicurezza (53%, contro il 34 nel 1988). Seguono il rendimento immediato (16,6%, segno della necessità di cedole e dividendi in anni difficili) e la liquidità (15,8%). Trascurabile l’obiettivo di crescita del capitale a medio-lungo termine (7%), sia perché subordinato agli obiettivi prudenziali, sia perché nel passato recente le promesse degli investimenti di lungo termine non sono state sempre mantenute”, commenta Giuseppe Russo, economista e curatore dell’indagine sul risparmio. Nella giornata hanno presentato la ricerca anche Salvatore Carrubba, presidente del Centro Einaudi e Gregorio De Felice, chief economist di Intesa Sanpaolo.

Il 21,7% degli intervistati è possessore di obbligazioni, che si confermano il principale impiego finanziario degli italiani (in calo tuttavia, la quota era del 24,6% nel 2011). Del resto, la crisi dei debiti sovrani ha lasciato tracce: scendono dal 23,7 al 17,8% coloro che giudicano le obbligazioni un investimento sempre sicuro e salgono al 28,5 per cento coloro che lo giudicano molto rischioso. La quota dei patrimoni investita in obbligazioni è del 24,2%, senza variazioni significative per età.

Le obbligazioni sono l’investimento preferito dei piccoli risparmiatori (32,2%) e, nel complesso, soddisfano la maggior parte degli investitori (73,7%). Il saldo tra soddisfatti e insoddisfatti (+57,3 per cento) è il più elevato fra quelli relativi agli impieghi finanziari.

Gli investitori in azioni negli ultimi cinque anni sono il 12,5% (valore identico al 2011). Si tratta di esperti che amministrano personalmente e attivamente l’esposizione al rischio, più numerosi della media fra laureati (32%), imprenditori e liberi professionisti (31,2), individui con reddito superiore a 2.500 euro mensili (30,8). Gli investitori nel risparmio gestito sono il 10,9%, in lieve calo sul 2011: da sempre la dinamica del settore ha risentito delle oscillazioni dei mercati, e così è avvenuto anche quest’anno. Tra i possessori, il 18,3% è un nuovo sottoscrittore. Le due ragioni principali di sottoscrizione sono affidare i propri risparmi a esperti (27%) e ridurre i rischi degli investimenti (26,1%).

L’acquisto della casa perde appeal
Con la crisi cambiano anche le motivazioni del risparmio. Scende l’acquisto della casa: valeva il 25,7% nel 2004, il 16,2 nel 2007, il 12,7 nel 2011 e si contrae fino ad appena il 5,5% nel 2012. Toccano invece il massimo le motivazioni ereditarie o di trasferimento di parte della ricchezza ai figli: il 19,5% risparmia per aiutarli, pagar loro gli studi o lasciare un’eredità. Si conferma in lenta crescita negli anni la motivazione a integrare la pensione (12,8% nel 2012 e 9,3 nel 2005).

Ancora bassa la quota di chi sottoscrive un fondo pensione
Crisi e riforma previdenziale fanno scendere anche dal 26 al 20,5% il saldo sulle aspettative di sufficienza e insufficienza delle entrate al momento della pensione (domanda rivolta ai non pensionati; il valore 2012 risulta inferiore di 37,5 punti al massimo storico del 2002). La riforma è compresa (il 49,5% pensa che sia giusto lavorare più a lungo) ma il 48,9 dichiara che è sbagliato cambiare le regole troppo spesso. I giudizi positivi, peraltro, sono più frequenti tra i giovani. La riforma appare integrata nelle aspettative individuali. Il 43,1% si aspetta una pensione pari o inferiore a 1.000 euro e solo il 9,6 ritiene che sarà superiore a 1.500 euro.

Nonostante tale consapevolezza, la quota di sottoscrittori di un fondo pensione, negoziale o aperto, è ancora solo del 10,5%. Il tasso di adesione è maggiore della media fra i trentenni (13,6 per cento), i cinquantenni (14,3 per cento), i residenti nel Nord-Ovest (15,1%), i percettori di un reddito mensile superiore a 2.500 euro (19,6%). Sono preferite (53,2%) le gestioni monetarie, miranti a salvaguardare il capitale. Metà dei dipendenti (50,2%) continua però a scegliere il Tfr, la cui destinazione attesa è in primo luogo sostenere i figli (38%), poi investirlo per avere un reddito integrativo (19,2%), infine impiegarlo per viaggi e hobby (10,3%).

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