Credit Suisse, il ceo Dougan sotto pressione

Dalle stelle alle stalle. O, almeno, così pare. Brady Dougan, a lungo lodato per la sua capacità di guidare con mano sicura Credit Suisse nella crisi finanziaria, è sotto pressione per la recente performance in Borsa della banca. Lo segnala il Wall Street Journal, che sottolinea: l’andamento sul listino ha una causa, e la causa ha un nome e un cognome. Si chiama Banca nazionale svizzera. La quale, a quanto pare, ha teso un agguato al manager in un report in cui mette sostanzialmente in dubbio la solidità della banca. Per ora, tuttavia, fonti prossime al consiglio di amministrazione di Credit Suisse garantiscono che nessuno vuole le dimissioni del manager. Anche perché eventuali successori in giro non se ne vedono.

Ricapitoliamo. Credit Suisse, che si era vantata di affrontare la crisi meglio della “collega” Ubs. Poi, qualche giorno fa, quando la Banca nazionale svizzera ha pubblicato la relazione periodica sulla stabilità del sistema sostenendo che proprio Credit Suisse avrebbe bisogno di maggiori capitali. L’istituto centrale ha invitato la banca a tagliare i dividendi o a emettere nuove azioni in modo da superare la tempesta, potenzialmente destinata a intensificarsi, dell’eurozona.

La raccomandazione della banca centrale è stata un duro colpo per Dougan, l’americano diventato amministratore delegato di Credit Suisse nel 2007 dopo una carriera come trader. Il ceo ha lavorato per gran parte degli ultimi quattro anni allo scopo di cancellare i dubbi sull’adeguatezza patrimoniale della banca. Nel febbraio del 2012, la conquista del premio come migliore società private a livello globale e in Italia, riconoscimento assegnato da Euromoney.

Massimo disappunto dunque da parte di Dougan, che ha commentato: “Per noi è difficile da comprendere”. Soprattutto considerate le rassicurazioni che sembra la stessa banca centrale gli abbia dato recentemente durante un pranzo. Per giunta, ha sottolineato il manager stizzito, la Banca nazionale svizzera non è il supervisore primario del Credit Suisse, dal momento che è il regolatore del mercato finanziario svizzero ad assolvere questo compito. Gli analisti, da parte loro, non si sono tirati indietro e hanno subito concluso: l’insolita iniziativa da parte della banca centrale elvetica è un cattivo presagio per Dougan. D’altro canto, ripetono altri, validi candidati a sostituirlo al momento non ce ne sono. E questo dovrebbe bastare a fargli dormire sonni tranquilli.

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