Aiaf, troppo allarme sui conti pubblici

In una fase delicata dell’economia come quella attuale, sarebbe bene evitare allarmismi inutili sullo stato dei conti pubblici del Paese. Ad auspicarlo è l’Aiaf, l’Associazione italiana degli analisti finanziari, che sollecita una valutazione attenta dei dati statistici al fine di “evitare di alimentare sentimenti di sfiducia nei confronti di una manovra correttiva dei conti pubblici che impone ai cittadini sensibili sacrifici alla luce di una sua presunta inefficacia”. Proprio per questo, a partire dai dati che saranno resi disponibili dopo l’autotassazione del periodo tra giugno e luglio, l’Aiaf intende avviare un monitoraggio per analizzare i numeri in modo professionale e utile all’interpretazione della dinamica della finanza pubblica italiana, valutando in modo corretto indicatori che sono cruciali in questa fase di pressione dei mercati finanziari”.

L’associazione ritiene infatti che le stime diffuse nelle ultime settimane sull’entità delle entrate e il confronto con gli obiettivi di fine anno “siano allo stato attuale fuorvianti, sebbene la recessione stia pesantemente riducendo le risorse pubbliche più direttamente collegate all’andamento del ciclo economico”. Secondo una più accurata analisi statistica dei dati, sottolinea ancora Aiaf, “le entrate tributarie registrate fino all’aprile del 2012 non possono essere confrontate in misura attendibile con previsioni riferite all’intero 2012 e spalmate sui singoli mesi sulla base della stagionalità dell’anno precedente. Gli effetti più significativi sulle entrate tributarie di quest’anno, infatti, saranno visibili più chiaramente solo nei prossimi mesi, in particolare dopo la prima applicazione dell’Imu e l’autotassazione dei redditi per le imposte dirette. Inoltre, alla base del calo delle entrate tributarie per il 2011 c’è stato certamente il peggioramento del ciclo economico che ha avuto un impatto significativo sull’Iva.

Tuttavia, secondo l’Aiaf, non è possibile allo stato attuale definire quanta parte del calo delle imposte sia attribuibile al peggioramento delle condizioni economiche e quanto sia, invece, legato a un eventuale aumento dell’evasione fiscale. “Non si tratta di un ragionamento finalizzato unicamente a riconoscere e difendere l’operato dell’attuale governo”, ha spiegato il presidente dell’associazione Paolo Balice, “ma c’è la preoccupazione che alimentare un clima di sfiducia possa comportare ulteriori effetti depressivi sui consumi e sugli investimenti, rafforzando così la spirale recessiva”.

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