Raiffeisen, se vince la qualità del debitore

Alla luce della crisi finanziaria ed economica globale in atto, “siamo convinti che non solo nei prossimi mesi ma per i prossimi anni diventerà sempre più importante non impiegare i propri risparmi presso un solo interlocutore ma diversificare per frazionare il rischio. Analizzare meglio il merito di credito degli Stati, poi, consente di diminuire il rischio e di ottenere rendimenti anche interessanti”. A parlare a BLUERATING è Donato Giannico, country head per l’Italia di Raiffeisen Capital Management.

Cosa dire agli investitori in questo momento?

Il vertice di Bruxelles certamente non rappresenterà la panacea di tutti i mali europei e sicuramente il tema del debito sovrano e del relativo rischio di default continueranno a ossessionare i mercati ancora per gli anni a venire. Secondo i nostri analisti, lo scenario che si concretizzerà col maggior grado di probabilità dopo il vertice è quello di un trascinarsi a oltranza della situazione attuale: in questo scenario assistiamo da un lato a uno stallo dei tentativi di andare verso una vera unione fiscale dei Paesi della zona euro e dall’altro osserveremo come i singoli Paesi cercheranno di consolidare la propria situazione attraverso ripetuti aggiustamenti e dolorose riforme per poi raggiungere nel lungo periodo la luce alla fine del tunnel. In questo contesto la crescita resterà debole, il cambio euro/dollaro continuerà i propri movimenti laterali e l’inflazione nel breve non sarà un pericolo.

Uno scenario che invece secondo noi non è molto probabile è quello della rottura della zona euro, perché i costi associati a questo tipo di soluzione sono troppo elevati per tutti i Paesi, anche per la Germania quindi (aumento delle tensioni sociali e politiche, collasso della valuta, situazioni drammatiche nei periferici). Lo scenario ideale dal punto di vista finanziario (un nuovo “rinascimento europeo”), ovvero quello di una mutualizzazione del debito e quindi di un’unione fiscale, è anche quello per noi meno probabile. In questo scenario le riforme attuate in Europa funzionano, l’euro diventa la principale valuta rifugio a livello mondiale, gli spread scendono sotto il livello di guardia e l’attenzione si rivolge invece agli Usa e al dollaro.

In questa fase state puntando sul fondo Raiffeisen Obbligazionario Fondamentale. Quali sono le considerazioni da fare in merito?

In questa fase di mercato in cui il controllo del rischio e della qualità del debitore – sia esso una società oppure uno Stato – assumono un significato sempre più centrale, Raiffeisen sta cercando di fornire valide risposte alle incertezze degli investitori. Con il Raiffeisen Obbligazionario Fondamentale Globale abbiamo messo a disposizione degli investitori, da marzo 2011, un fondo che investe in titoli di Stato di Paesi solidi dal punto di vista dei dati fondamentali, i quali vengono selezionati attraverso un processo ben definito. Dal lancio a oggi il fondo ha già superato i 300 milioni di volume.

Sempre nell’ottica del controllo del rischio e del giusto equilibrio fra rischio e rendimento, Raiffeisen già da un anno ha lanciato sul mercato italiano due fondi gestiti secondo un approccio “Risk Parity”. Il Raiffeisen 337 – Strategic Allocation Master e Raiffeisen Global Allocation Strategies Plus. Da inizio anno anche questi due fondi basato sul risk parity approach hanno già raccolto oltre 300 milioni di euro. Questi dati di raccolta premiano il nostro approccio di gestione che, in sintonia con l’attuale domanda dei clienti, punta a valorizzare il capitale nel lungo termine, mantenendo al contempo un controllo del rischio.

Quanti e quali indicatori avete selezionato?

Otto indicatori, disponibili annualmente per molti Paesi che rivelano informazioni pertinenti alla situazione economica. Si presta particolare attenzione agli indicatori di indebitamento e fiscali. In particolare: il tasso di crescita del Pil (in percentuale per anno) e, in percentuale del Pil, il saldo di conto corrente, il disavanzo di bilancio statale pubblico aggregato, il debito pubblico, il debito estero, le riserve valutarie. I migliori otto Paesi sono Malesia, Norvegia, Svizzera, Tailandia, Corea, Indonesia, Russia e Svezia. Gli otto Paesi che hanno avuto invece un miglioramento più significativo degli altri rispetto all’anno precedente sono Norvegia, Russia, Polonia, Germania, Indonesia, Slovacchia, Austria e Turchia.

In dettaglio, a suo avviso, quali sono i Paesi potenzialmente più interessanti?

In Malesia l’industria elettrotecnica/ elettronica è il più importante settore. La Norvegia è il decimo esportatore di petrolio al mondo e produce il 96% della sua energia elettrica da fonti di energia rinnovabili. La Svizzera ha un’economia altamente competitiva che ogni anno genera avanzi di conto corrente. La Tailandia è il secondo produttore al mondo di dischi fissi dopo la Cina. La Corea del Sud è il principale costruttore navale del mondo. La miniera d’oro più grande del mondo si trova in Indonesia. Dopo la Cina, la Russia è il secondo investitore tra gli emergenti in termini di investimenti diretti esteri. A livello mondiale, la Russia occupa il 15esimo posto con un volume pari a 261 miliardi di dollari. Secondo il World Economic Forum, la Svezia è una business location migliore degli Usa. In Austria le imprese si collocano tra i primi nella zona euro per quanto riguarda la registrazione di brevetti.

La Germania ha un grado di apertura particolarmente alto per un’economia delle sue dimensioni. Infatti la percentuale delle esportazioni e importazioni sul Pil (grado di apertura) era del 95,2% nel 2011. Sulla crescita, la Polonia è stato il Paese dell’Unione europea con più successo negli ultimi anni. È stato sfruttato il basso livello del disavanzo e del debito pubblico del periodo pre-crisi per sostenere la congiuntura locale e ora si stanno riducendo di nuovo i livelli del disavanzo e del debito pubblico. Ha fatto tutto giusto in termini di politica economica anticiclica, poiché spesso durante i periodi buoni non si riduce il debito pubblico. La Slovacchia è uno dei Paesi dell’Unione europea con la minore percentuale di spesa pubblica. In Slovacchia uscite e entrate dello Stato ammontano a 36-38% e 33-34% del Pil. In molti Paesi dell’Unione come la Germania e l’Austria si registrano valori intorno al 45-50% del Pil. La Turchia è l’economia più dinamica dell’Europa degli ultimi due anni con una crescita cumulativa del 18,3%. Dopo un ridimensionamento di quasi il 5% nel 2009 a causa della crisi finanziaria ed economica globale, l’economia turca si è ripresa molto velocemente. Lo sviluppo ora non si basa solo sulla domanda delle famiglie ma anche sulla crescita a due cifre degli investimenti.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!