La consulenza secondo Galileo

“Conta ciò che è contabile, misura ciò che è misurabile e rendi misurabile ciò che non lo è”. Galileo Finance sim prende in prestito non solo il nome, ma anche la filosofia dallo scienziato italiano seicentesco Galileo Galilei, con cui dice di condividere il carattere innovativo e l’amore per il metodo scientifico. Dopo aver visto la luce nel 1999, la società è diventata srl nel gennaio 2004, si è trasformata in spa nel 2008 e ha ottenuto l’autorizzazione a operare come sim nel marzo 2009. Oggi Galileo Finance, dove lavora un team di otto persone, si definisce una società di consulenza pura, specializzata nell’elaborazione di previsioni sui mercati finanziari attraverso l’utilizzo di modelli matematico- statistici proprietari, sviluppati interamente dal proprio team di ricercatori e analisti. Ad oggi l’attività della sim romana è incentrata esclusivamente su clienti di tipo istituzionale. Ma ci sono grossi cambiamenti nell’aria. BLUERATING ha fatto il punto della situazione con il presidente e a.d. Rosario Rizzo.

Rizzo, come sono andati i primi sei mesi di quest’anno per Galileo Finance sim?

contesto di mercato è difficile, e lo è per tutti non solo per la consulenza, quindi in questo periodo pensare a uno sviluppo importante è utopistico: a mio avviso già mantenersi stabili, come stiamo facendo noi, è già un buon risultato. Gli asset under advisory infatti sono in linea con l’anno scorso, mentre il fatturato è inferiore rispetto agli esercizi precedenti perché direttamente correlato alle performance dei modelli, che in questo periodo estremamente difficile non possono dare risultati brillanti. Nonostante questo, siamo riusciti a far conseguire un lieve guadagno ai nostri investitori, muovendoci in maniera adeguata in termini di asset allocation.

Chi sono i vostri clienti?

Attualmente stiamo lavorando solo con clienti istituzionali, che ad oggi sono tre e hanno masse complessive per circa 60 milioni di euro. Questo perché la nostra attività è molto specializzata, essendo noi tradizionalmente più degli analisti quantitativi che dei consulenti a 360 gradi, per cui, almeno per ora, abbiamo a che fare con masse più piccole rispetto ad altre sim. Ma le cose potrebbero cambiare.

In che senso?

Stiamo meditando sulla possibilità di attivare una linea di business incentrata sulla consulenza a 360 gradi, aprendo anche ai clienti privati: l’expertise non ci manca e le potenzialità ci sono. Adesso si tratta di decidere se muoverci effettivamente in quella direzione oppure no: stiamo facendo le nostre valutazioni, ma non abbiamo ancora stabilito una tempistica.

Stava dicendo che il vostro modello di remunerazione si basa sulle success fees. Può spiegarci meglio?

L’approccio di Galileo Finance si basa quasi esclusivamente sulle success fees: non sono dunque presenti significative commissioni fisse, ma prevediamo di essere remunerati, su base annuale, soprattutto in funzione delle nostre performance. In pratica, i clienti corrispondono una parcella alla sim soltanto se, grazie al servizio di consulenza, ottengono al termine dell’anno solare un utile superiore a un obiettivo di rendimento prefissato: la soglia è pari al 6% per le strategie di investimento che utilizzano i modelli quantitativi specializzati nei mercati azionari internazionali.

Secondo lei come si evolveranno i mercati nel breve termine?

La situazione dei mercati oggi è molto particolare, perché ancora non è stata intrapresa una direzione definita. In questi mesi l’orientamento è stato negativo a causa dei problemi dell’Europa che si sono allargati a tutto il mondo per effetto delle esportazioni, anche se ci sono stati comunque momenti di rally che hanno fornito opportunità di investimento interessanti. E non credo che questo scenario sia mutato con gli ultimi accordi europei: per questo motivo ritengo che dire di attendersi un ritorno alla crescita nel breve termine sia una previsione un po’ troppo ottimistica, soprattutto per quanto riguarda i mercati sviluppati, come Stati Uniti ed Europa, dove mi aspetto ancora un periodo generale di discesa, alternato a brevi momenti di recupero delle quotazioni.

Cosa consiglierebbe quindi agli investitori? Dove mettere i soldi?

A mio avviso, le strade che si possono percorrere sono due. Una possibilità per l’investitore cassettista è quella di diversificare i propri asset su titoli obbligazionari su un ampio ventaglio di valute e aree geografiche. In questo modo si potrebbe beneficiare di un eventuale calo degli spread in alcuni Paesi senza allo stesso tempo esporsi a rischi troppo elevati. È inoltre possibile una contenuta esposizione al mercato azionario, fino a un massimo del 20% del portafoglio totale, limitata alle aree asiatica e dei frontier markets (ovvero i parenti più piccoli e meno sviluppati degli emergenti, n.d.r.) che hanno le migliori prospettive di crescita. In alternativa si può optare per un’asset allocation dinamica, affidandosi a professionisti del settore che sappiano sfruttare al meglio i momenti di recupero che si presenteranno, soprattutto sui mercati emergenti e frontier, che sono meno dipendenti dalla domanda globale.

Sembra che finalmente il tanto atteso Albo dei consulenti finanziari indipendenti sia in dirittura d’arrivo. Cosa cambierà con la sua introduzione?

Ci sarà sicuramente un arricchimento del mercato della consulenza in generale: sono convinto che in questo momento ci sia bisogno anche in Italia di una figura come quella dell’operatore indipendente – che già esiste in altri mercati, come quello anglosassone – vista anche la disaffezione mostrata di recente dagli investitori nei confronti dei canali tradizionali del risparmio. Inoltre l’introduzione dell’Albo completerà la segmentazione del mercato, andando a coprire una parte che attualmente non è coperta. In particolare le sim di consulenza andranno a occuparsi della fascia di clientela più elevata, con patrimoni consistenti, instaurando una sana concorrenza con i settori tradizionali, ma senza occupare il loro spazio vitale.

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