Banca Network, parlano i dipendenti inferociti

I SOCI FACCIANO UN GESTO DI RESPONSABILITA’ Banca Network liquida tutto (vai qui per i dettagli sull’operazone), lasciando a casa quasi 60 dipendenti. E nessuno, soci o parti interessate, sembra avere intenzione di tutelarli. È il grido di protesta dei lavoratori della banca ex Bipielle.net, che si sono riuniti questa mattina a Milano davanti alla sede di Aviva – tra i soci dell’istituto con Sopaf, Dea Partecipazioni e Banco Popolare (vai qui per conoscere tutta la vicenda sin dai suoi esordi) – per invocare un’assunzione di responsabilità nei loro confronti.

LE RICHIESTE DEL SINDACATO – “Chiediamo che ciascuno dei soci di Banca Network si faccia carico di una parte  di questi lavoratori assumendoli nella proprie aziende”, spiega Giuseppina Passante a BLUERATING, della segreteria interprovinciale della sigla sindacale Dircredito-Fd per Milano, Monza.Brianza e Pavia, promotrice della mobilitazione insieme  a Fabi, Fiba Cisl e Fisac Cgil. Davanti alla sede della compagnia assicurativa dove era presente anche BLUERATING, ci saranno state una sessantina di persone tra dipendenti di Banca Network, rappresentanti dei sindacati e lavoratori di altre banche che sono venuti a esprimere la loro solidarietà ai colleghi. “Le famiglie dei dipendenti di Banca Network Investimenti in liquidazione ringraziano i soci per la mancanza di strategie e di governance”, recitano i volantini distribuiti dai partecipanti alla protesta.

POCHE STRADE ALTERNATIVE AL LICENZIAMENTO – La richiesta dei sindacati è dunque quella che gli azionisti pongano rimedio alla situazione, assorbendo i dipendenti lasciati a casa da un giorno all’altro. Anche perché al momento solo una ventina su 60 hanno qualche speranza di mantenere un posto di lavoro: da un lato Consultinvest Investimenti sim si sarebbe impegnata ad assumere a tempo indeterminato almeno sei dipendenti di Banca Network Investimenti, mentre un’altra decina di lavoratori si potrebbe veder proporre un contratto a tempo determinato di un anno, con possibilità di conferma a seconda del numero di pf che firmeranno il mandato di agenzia con la sim, come avrebbe assicurato ai sindacati lo stesso presidente, Maurizio Vitolo (qui per i dettagli sugli impegni che deve rispettare Consultinvest).

BANCO POPOLARE – Dall’altro c’è invece il Banco Popolare, tuttora azionista di Banca Network Investimenti, che al momento della vendita aveva “ceduto” alla società anche 15 dei suoi dipendenti: per loro è ancora in vigore l’accordo quadro siglato nel 2007 e valido per cinque anni (scade a settembre), che prevedeva il diritto di reintegro in caso la struttura ceduta alla cordata Aviva-DeAgostini-Sopaf fosse dichiarata fallita o venisse messa, per l’appunto, in liquidazione coatta. Ma si spera in uno sforzo in più da parte del Banco Popolare: “Per quei quindici c’è l’obbligo di riassunzione, il Banco non può esimersi”, spiega un altro rappresentante sindacale, “ma noi chiediamo di fare anche uno sforzo maggiore: non dico di assumerli tutti, ma di cercare di aumentare la propria quota d’obbligo, ed è una richiesta che porteremo al tavolo di trattativa con la banca”.

IL FONDO ESUBERI E LA LEGGE 223 – Insomma, anche questa è una strada aperta. Per chi resta fuori infine, c’è l’ipotesi del fondo esuberi, previsto dalla legge 223 del 1991, che garantirebbe un accompagnamento di sostegno al reddito per due anni – a stipendio ridotto – oltre al tfr e all’indennità per il mancato preavviso. Ma si tratta dell’ultima spiaggia, per i dipendenti, che tra l’altro sono giovani e ancora ben lontani dalla pensione. “Chiederemo l’attivazione del fondo, ma è solo un paracadute. Noi in questo momento stiamo cercando di attivare altri strumenti che possano far assumere i dipendenti”. Insomma, la parola d’ordine è farsi sentire: “Verso la prossima settimana andremo a fare probabilmente un altro presidio come questo sotto la sede del Banco Popolare a Verona, sempre spingendo perché prendano in considerazione almeno i curricula di questi lavorantori per l’inserimento nelle loro strutture”, spiega Giuseppina Passante, di Dircredito.
 
LA LIQUIDAZIONE COATTA SI AVVICINA –
Intanto però, tra i circa 50/60 dipendenti rimasti – il numero varia di continuo, dato che chi ci riesce sta scappando verso ricollocazioni alternative – l’umore si fa sempre più cupo, man mano che i giorni passano e che il provvedimento di liquidazione coatta si avvicina. Soprattutto perché i soci continuano a essere completamente assenti. “C’è stato un totale disinteressamento da parte degli azionisti”, racconta Hellen Kassa, della Rsa di Fabi. “I soci non sono mai stati in grado di mettersi d’accordo tra di loro, tanto che Banca Network non ha mai avuto un exploit di crescita da quando si è resa indipendente nel 2007: un po’ per le condizioni di mercato, un po’ per lo scarso interesse a gestirla bene. Non siamo mai stati in grado di stare in linea con il mercato”.

LE COLPE DEI COMMISSARI DI BANKITALIA – Ma anche il comportamento dei commissari di Bankitalia non è senza macchia, secondo i dipendenti: “Nel 2007 via Nazionale ci mise ben 14 mesi per autorizzare il Banco Popolare alla cessione dell’allora Bipielle.net alla cordata di quattro soci. E dopo solo un anno, nel 2008, fece subito la prima ispezione: probabilmente anche Bankitalia non era convinta di quello che stava succedendo. Sta di fatto che poi per quattro anni non è stato fatto più niente per spingere i soci a intervenire nel salvataggio della banca, nonostante i bilanci fossero sistematicamente in perdita”. Insomma, “l’unico gesto eclatante che i commissari sono riusciti a fare è stato bloccare i conti correnti” (qui per la notizia sulla cessione dei pagamenti da parte di Banca Network).

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